Höstsonaten o meglio Fabio Zuffanti è sinonimo di buona musica, e anche in questo disco l'obiettivo è centrato. Ottima qualità, ottima musica, e tante tante emozioni, un mix perfetto di atmosfere progressive e di classica con venature nemmeno tante celate di musica folk e lievi accenni alla musica celtica.

"Springsong" è il primo album dei quattro episodi dedicati alle stagioni ed è per adesso uno dei più solari e rilassanti anche se non mancano ovviamente episodi marcatamente più malinconici, un risveglio vero e proprio dal lungo letargo invernale accompagnato dal dolce suono del flauto di Francesca Biagini e dai delicati ma mai scontati arpeggi alla chitarra acustica di Stefano Marelli e Fabio Zuffanti (che oltre ad essere ovviamente il bassista del gruppo è anche compositore e autore di tutte le canzoni).

La musica di Zuffanti questa volta avvolge l'ascoltatore in un morbido e caldo abbraccio di note e sensazioni che fin dalla prima traccia si presentano più che mai vive e pulsanti. Già dai primissimi arpeggi di "The Open Fields" accompagnati dal basso e dal flauto, che qui disegna un'atmosfera dolce e rilassante, sono nettamente chiare l'intenzioni del gruppo, un progressive rock sinfonico con ampie divagazioni in strutture tipiche della musica classica con l'inserimento del violino di Sergio Caputo (già collaboratore nei Finisterre).

Il tema musicale della prima traccia viene ripreso del tutto simile nelle successive "Kemper / Springtheme" e "Living Stone And 1st Reprise", ma si aggiunge a rendere più robusta la parte ritmica la batteria di Federico Foglia che con gli assoli melodici della chitarra elettrica di Marelli costituiscono la componente rock energica e vitale del lavoro in contrasto con il romanticismo del violino e del flauto ma che gli Höstsonaten amalgano alla perfezione creando un gioco di atmosfere meraviglioso e affascinante. Violino e flauto che descrivono melodie sognanti, che si inseguono, si cullano a vicenda fino all'introduzione del sax soprano di Edmondo Romano (Eris Pluvia, Avarta, Orchestra Bailam).

"She Sat Writing Letters On The Riverbank", sembra mettere la parola fine a queste atmosfere sognanti, a questi leggeri equilibri, le note del piano di Boris Valle introducono il violino che spazza via il sole dal cielo primaverile cosi come il vento che precede una tempesta, ma è malinconico velato di tristezza e disperazione fino alla citazione cinematografica da Andrej Tarkovskij (Lo Specchio, 1974):

"E le tue palpebre sfiorate di violetto erano quiete, e calda la tua mano. E nel cristallo pulsavano i fiumi, fumavano le montagne, luceva il mare. E tu tenevi in mano la sfera di cristallo, e tu in trono dormivi, e, Dio! tu eri mia. Poi ti destasti, e trasfigurando il quotidiano vocabolario umano a piena voce pronunciasti -Tu!- E la parola svelò il suo vero significato, e zar divenne" (poesia di Arsenij Tarkovskij).

Un basso pulsante apre "The Underwater And 2nd Reprise" in un free jazz solamente accennato che ben presto si apre in un assolo di chitarra che dirada e spazza via la tempesta precedente e ci ripresenta in "Lowtide" il violino e il flauto che questa volta sembrano accennare un fitto dialogo in un'atmosfera psichedelica ed estraniante, lo spazio di una canzone però perchè le note di piano della successiva "The Wood Is Alive With The Smell Of The Rain" introducono un'atmosfera festante e gioisa con un flauto vivace e il divertente gioco dei sintetizzatori e dell'elettronica con tanto di coda simil organo Hammond ad introdurre il ritmo veloce ed incalzante di "Evocation Of Spring In A Fastdance" dove le chitarre acustiche sembrano accennare al flamenco o comunque a ritmi latineggianti.

"Towar the Sea", la lunga suite finale divisa in tre parti (Black Mountains, 3rd Reprise, Springland) è un'epica cavalcata in stile progressive che alterna ritmi veloci ad altri più pacati e calmi. L'inizio veloce ed incalzante con il flauto accompagnato dal flebile violino che piano piano acquista velocità sovrastandolo e introducendo il primo assolo di Marelli, un assolo liberatorio che si dirada ben presto come un'onda in un mare calmo e piatto. Di nuovo il flauto e i delicati arpeggi di chitarra acustica a disegnare paesaggi folk irlandesi, in un crescendo d'intensità che esplode di nuovo nell'assolo finale di Marelli, ancora più intenso e trascinante del precedente introduce cornamuse, flauti e l'organo in sottofondo a chiudere il tutto.

Progressive si ma è un'etichetta troppo limitante per questo lavoro, che come detto spazia in molti ambiti musicali, lambisce la musica folk e popolare, e prende a piene mani dal reportorio classico e progressive (scuola di Canterbury, Camel e Caravan su tutti), la suite finale ne è un chiaro esempio. Musica di grande classe, cura nei particolari e nella produzione e la creatività e genialità di Zuffanti ne fanno un gran bel disco. Consigliato!

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