Circa un anno Fabrizio Bosso smarrì la sua Monette su un vagone della Metropolitana di Roma, a cui era legatissimo. Nella custodia vi si trovavano anche delle foto e vari effetti personali. La custodia di uno strumento racconta molto di un artista e della sua vita fatta di incontri, di serate, di soddisfazioni, di delusioni. Una memoria storica su cui segnare le varie stagione. Una tromba di un musicista Jazz smarrita nella Città Eterna. Molto poetico e ispirato. Manca solo la Carbonara di Massimo Urbani e c'è tutta la rustica poesia di casa nostra con la quale identifico il nostro Jazz; che passa anche dal cibo e da queste suggestioni.
Quanto un musicista sia legato al propio strumento è una cosa ovvia. Gli strumenti si possono ricomprare, ovvio, come è ovvio che il feeling creato in anni ed anni con uno strumento, no. Quello no. Brian May suona ancora con la famosa chitarra che si costruì assieme al padre, e non credo gli mancassero i soldi per un'altra chitarra (...) Soprattutto per un musicista di uno strumento a fiato, credo che l'attaccamento sia più sentito, perchè come mi diceva qualcuno a me caro: "in uno strumento a fiato ci metti la tua anima, il tuo fiato, qualcosa che ti viene da dentro. Non ci metti solo dei muscoli e dei tendini come con gli altri strumenti. Tendini e muscoli sì che diventeranno un fine, ma prima di tutto ci metti quello che hai dentro". Ovviamente ogni musicista sente il propio strumento: che sia chitarra, pianoforte, percussioni non fa differenza, ma la storia del fiato e dell'anima che arriva direttamente in un strumento a fiato, è stata da sempre una suggestione molto particolare per me.
La custodia blu metallizzata venne ritrovata, la tromba c'era, le foto anche. Finalmente la memoria e il sentimento di Bosso erano tornati a ricoprire il ruolo che spettava loro nella vita del trombettista torinese. Bosso ha prestato la sua tromba ad una infinità di progetti del Jazz nostrano degli ultimi 15 anni, divenendo così il trombettista di punta della scena italiana; cogliendo anche delle proposte non Jazz in senso stretto ma molto affini: acquisti un Nicola Conte e le sue suggestive atmosfere lounge? C'è Bosso. Acquisti il decano dei sassofonisti di casa nostra, ovvero Gianni Basso? C'è Bosso, e se acquisti quello dei pianisti, ovvero Sellani? C'è c'è, c'è Bosso. Acquisti un Cammariere d'autore? C'è Bosso. Acquisti una sfiziosa produzione dei Blue Napoli sul Jazz e sulla Canzone Classica Napoletana? C'è Bosso. Acquisti un Mario Biondi e che tanta raffinata tendenza fa'? C'è Bosso a capo degli High Five.
Finalmente un disco a suo nome: anno 2007, "You've Changed". Disco molto ambizioso, nato dalla magnifica voglia di tornare alla profonda ricchezza nata dall'incontro tra archi e Jazz. Nobile unione che tante soddisfazioni ha dato da dietro le quinte a molti arrangiatori, e che ha fatto la fortuna artistica ed economica di tanti Crooner del periodo d'oro; primo tra tutti ovviamente Frank, ma che vanta precedenti illustri anche in ambito prettamente Jazz come nel caso di Chet, vero punto di riferimento concettuale del Bosso di "You've Changed".
Paolo Fresu, un altro che ha fatto dell'espressività uno dei suoi punti migliori, spende parole di elogio molto sentite nei confronti di Bosso, dall'inverno parigino di quel Gennaio 2007 che anticipava di qualche mese la pubblicazione del disco. Esaltandone le armonie, il lirismo, la profondità, la poeticità delle note. Elementi che suonano ogni volta cariche di stucchevole retorica, di circostanza, come un disco rotto, ma che prendono forma ogni volta che questi elementi vengono accostati al musicista di turno, lasciando poco spazio alle parole e molto, tutto, alla musica.
In questo viaggio Fabrizio si circonda di una manciata di fedelissimi, come Luca Bulgarelli al contrabbasso, Pietro Lussu al piano e Lorenzo Tucci alla batteria, splendidi compagni di viaggio. L'altra metà della mela. Un disco che tocca varie corde, ed è questa la particolarità: tocca le corde gioiose, le corde malinconiche, le corde riflessive, corde che si tingono di profondità in ogni caso e in ogni minima sfumatura. Il fantasma di Chet, quello dello splendido "With Fifty Italian Strings", accompagna il Nostro in "The Nearness of You". Non credevo che qualcuno potesse dare eguale intensità agli archi del Tema D'Amore di Nuovo Cinema Paradiso come nella versione originale scritta da Andrea Morricone, invece Paolo Silvestri, al quale va molto del merito della riuscita di questo disco, c'è riuscito.
Gli ospiti danno lustro a Bosso e alla sua tromba: una voce dal fascino unico e sensuale come quella di Dianne Reeves, il sunto delle Signore del Jazz, riesce a dare vita armoniosamente con la tromba di Bosso ad una poesia in musica, "You've Changed". Stefano Di Battista si presterà per una spettacolare e fuori dal tempo "Senza Fine" di Paoli e per una "Joyful Day" da aperitivo primaverile e scritta dallo stesso Bosso. Cammariere ricambia i favori e si mette dietro al piano e al microfono dando vita ad una memorabile "Estate" di Bruno Martino e ad una sua di notte vestita "Per Ricordarmi di Te", e la tromba e gli archi si tinsero di noir . Brani che fungono da punti di incontro per anime un po' così e un po' inquiete.
Viene chiamato all'appello anche il chitarrista sardo Bebo Ferra, pronto a dare morbidi arpeggi in una delicata ballata esotica come "Rio de Majo", e swing alla celeberrima "Summer Samba" portata al successo da Walter Wanderley. Come non spendere due parole sulla clamorosa versione di "Georgia on My Mind", o sulla versione strumentale di "You've Changed" che chiude il disco. Poco da dire in questo finale: se amate archi e Jazz, fatelo vostro senza pensarci due volte.
Bosso è una garanzia assoluta.
Un po' il Re Mida del Jazz italiano.
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