1991: un uomo sale nel palcoscenico con la chitarra in mano accolto clamorosamente dalla folla, si mette a sedere, si fuma una sigaretta e quando tutto è pronto una bellissima musica inizia il concerto, si aspetta un attimo, e subito dopo, ecco apparire quella voce calda e matura che accompagnava il cantautore nei suoi 50 anni o giù di lì. Non è proprio così che vi immaginate Fabrizio De André, ed uno dei suoi bellissimi concerti? Perchè è proprio questa la senzazione che mi ha creato quando ho sentito l'album. Mi è piaciuto fin dal primo accordo di chitarra, il suo primo disco live degli anni "90".

Si inizia con una bellissima "Don Raffaè" dagli arrangiamenti perfetti, strumenti a corde e tamburi che si muovono in una sintonia eccezionale, cantata in dialetto napoletano, racconta una delle tante vicende che si trovano pultroppo nel sud Italia, dove la mafia comanda e la popolazione (perfino le forze dell'ordine dove nella canzone erano "mezzi corrotti"), devono sottostare a queste leggi per vivere. Parla di un brigadiere che per mantenere la famiglia deve coprire o ubbidire al signorotto del luogo: Don Raffaè. Segue "La domenica delle salme", brano bellissimo, di carattere apertamente politico. Tutte e due le canzoni si trovano sull'ultimo album allora fatto: "Nuvole".

"Fiume Sand Creek" parla dello sterminio degli indiani a, appunto come dice il titolo, Fiume Sand Creek, campo di sanguinolenti scontri, con versi anche alquanto toccanti: "Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura, sotto una luna morta a piccola dormivamo senza paura". Seguono altri due brani dell'album "Indiano: "Hotel Supramonte" che parla del sequestro avvenuto nel 1979 insieme a Dori Ghezzi, e "Se ti tagliassero a pezzetti". Mentre nella prima parte del 1° cd ci troviamo canzoni più recenti ecco comparire "le vecchie glorie" perse anche da cantanti e musicisti stranieri (ES. "Il gorilla" di Georges Brassens, ) Ma a me mi sono veramente piaciute la versione de "La canzone dell'amore perduto"(che forse mi piace più della versione originale)e "Il testamento di Tito" con quell'accostamento di Flauto alla "Medio Oriente". Per finire "La canzone di Marinella" con arrangiamenti "concerto PFM".

Il secondo cd propone i brani di "Creuza De Ma", più alcuni di "Nuvole" in dialetto. Di bellissimo ascolto: "Creuza De Ma", "Jamin, "Sidun ed altre sono di una bellezza impressionante, che ti ricordano proprio l'odore e la cultura della terra mediterranea, e tu ascolti quelle canzoni con vari strumenti etnici, come se fosse un pennello che fa mille sfumature su un quadro, mentre la tua mente è accostata da mille immagini e suoni che ti senti dentro, la loro bellezza sul live non perde niente. Per me uno dei live modello, di Fabrizio De André dove con la sua chitarra e con la sua voce più matura alla "cinquantenne" ti fa apprezzare la poca buona musica rimasta in Italia.

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