Sono stato contento di aver visto i consensi ottenuti dalla recensione di Tutti morimmo a stento così come dalle nuove recensioni di De André che ho visto. Così, con questo spirito rinnovato e la tristezza interiore ripenso a cosa abbia significato la morte di Faber per noi.

Per questo mi sento in dovere di recensire quello che è uno degli album più belli e leggendari del Poeta. Si parte da un concept molto audace (la riproposizione in musica dei VANGELI APOCRIFI!) per quel tempo ma in particolar modo risalta - come sempre nelle sue opere e soprattutto nella sua vita - il sentimento più puro scandito da diversi volti: la pietà, la denuncia, il dolore, l'ipocrisia. L'ateo De André...

Qui tutto cambia: Maria, che diventa una serva, Giuseppe "padre per professione".

In questo capolavoro vengono racchiuse le emozioni, la sacralità della nascita di Gesù ma anche un tributo - come sempre - agli umili e agli afflitti, partito soprattutto da "Tutti morimmo a stento" e che in questo album ha trovato uno straordinario continuum.

Come dimenticare "Tre madri", straziante, breve canzone riferita a Maria (non fossi stato figlio di Dio...), Via della croce (che parla della solitudine dei due ladroni), L'infanzia di Maria...

Quello che colpisce è che nonostante i temi siano forti e le parole anche, non si ha in alcuna parte la percezione della "blasfemia". Qui Faber vuole criticare l'ipocrisia della Chiesa (da sempre maestra nell'arte della dissimulazione e madre delle menzogne religiose più infami)che ha caricato soprattutto i deboli e gli oppressi di dogmi mai detti da colui che affermano di servire.

"La buona novella" non è un atto di accusa contro la figura di Gesù (anche se Faber riteneva fosse stato solo un "grande uomo"), ma un pugno nel cuore della cristianità e non del cristianesimo.

Un album bellissimo, intenso, forse colpevole di aver preceduto i tempi (fosse uscito oggi, non sarebbe stato così bistrattato dalla religione e dalla politica), l'ennesimo capolavoro di De André.

Colui che - forse - nessuno riuscirà a far ritornare, e che ci manca tantissimo. Sono cinque anni che non c'è più, e il dolore non è passato. A questo punto, dubito che potrà mai succedere...

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