Avvertenza - doppione in arrivo. Se le palle vi girano ora, è colpa mia, lo so.
Scusate. Mettete voti bassi, non mi interessa granchè. Sono abbastanza umile,
calmo e, purtroppo, distrutto. Voi potete fare quello che volete. Grazie.
Beh, dire che sono stanco di vivere sarebbe dire poco; sempre la stessa solfa.
La sveglia che suona al mattino quando nemmeno il fottuto canto del gallo risuona nel tumulto nebbioso del cielo,
orari di lavoro quasi impossibili, impegni che eviteresti con molta più felicità di un operazione al cervello; Eh si,
perchè al giorno d'oggi nella pressa della società ci siamo tutti, ma tutti proprio. Alcuni si differenziano, hanno idee proprie.
Ma sempre all'interno della pressa.
E poi che senso ha aprire un occhio, poi aprire pure l'altro già che ci siamo, per vedere cosa?
La finestra aperta che manda vento ora mi offre solamente l'effimera bellezza della laguna di Venezia,
e bevo il mio bicchiere di vino rosso con uno sguardo amaro; vivere, perché?
Se dovessi scegliere un disco che mi rappresenti, per prima cosa me ne starei zitto per qualche minuto,
poi andrei a tirare fuori dal bagaglio il polveroso "Blonde On Blonde" di Dylan; se dovessi scegliere la
canzone che mi rappresenta al meglio direi senza esitazioni, sempre e comunque, "Lieber Honig" dei Neu!
La voce che non è altro che il culmine della disperazione a cui un uomo può giungere.
Sospiri e voci tirate, strappate dalla gola come lamenti.
Ma poi mi ricordo di questo disco, "Tutti Morimmo A Stento", racchiuso nei miei ricordi di un'altra vita, intrappolato
nei miei antichi sogni adolescienziali, spaccato in due dalla mia voglia di sorridere. Non c'e l'ho mai fatta.
Sono rimasto sempre al punto in cui ti ritrovi con tre, dico tre, denti di fuori e le labbra contorte.
Più che un sorriso, un film di Mario Bava.
Ecco, perché il "Cantico Dei Drogati" io ce l'ho impresso nelle vene.
Il testo scolpito a lettere cubitali su ogni foglio bianco che vedo. I ricordi che rimanda
come pulsazioni al cervello, il dolore che ho provato nelle mie esperienze passate.
Riaffiora tutto, rimanendo incomprensibile. Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor.
Citare sarebbe futile. Citare mi sarebbe dannoso. Citare sarebbe un'offesa.
Ascoltare e basta; chiudi quei due occhi che ti ritrovi, abituati allo schifo di ogni giorno.
Chiudi quei due occhi e ascolta la Sua Voce.
La desolazione delle canzoni non ha eguali. Arrichito dalla sua maestosa ironia, il suo sarcasmo, il suo genio poetico,
la sua Voce che è al pari di quella della morte che l'ha chiamato anzitempo, De Andrè mette da parte la dolcezza e ti lascia così,
solo, con quei due accordi di chitarra amari, solo a farti i fatti tuoi, cerca di farti capire che in fondo le grandi gioie sono
effimere come lo è l'acqua che scorre perpetuamente nel fiume.
I testi ispirati dal Villon non sono semplici testi, ma poesie. Come un libro, che quando lo apri comincia
soffusamente a mandarti la musica della "Leggenda Di Natale", la beata inconsapevolezza di una bambina,
i due occhi neri del cattivo; la tragedia trasformata in angoscia, desolazione (scusate per la ripetizione), ed infine,
rassegnazione.
Poi, la morte. La denuncia di anime troppo sensibili per agire da sole.
Quei poveracci, tutti con le faccie scavate e le mani cosparse di rughe.
Come le ginestre ai lati delle strade, sole, sconsolate. "La Ballata Degli Impiccati",
la maledezione gettata da coloro che non furono mai vivi.
In effetti, dare un senso a questa vita è arduo.
Solo l'amore ci salverà.
Degna conclusione banale (ma vera come il fuoco, l'acqua e la terra) per le mie considerazioni su...su che cosa?
"Filosofare è solo un altro modo di avere paura"
Insolitamente chiaro, questa volta?
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