Quanti sono i dischi italiani che si sente il bisogno di recensire a distanza di 36 anni dalla loro uscita? Penso che buona parte di questi faccia parte del patrimonio del Poeta De André.

Tutti morimmo a stento è un'opera oscura, sofferta e pesante, dai testi forti e dal contenuto musicale angoscioso.
Tutto questo, messo insieme, forma un capolavoro unico, insuperato, raggiunto a pari punti solo da altre opere di Fabrizio come "Non al denaro...".

Non sono molto amante del track-by-track ma lo reputo ora necessario per entrare nel mondo oscuro di questo grande album. Si parte con il Cantico dei drogati, canzone particolarmente bella e triste che contiene frasi che resteranno nella nostra memoria (quando riascolterò il vento tra le foglie... sussurrare i silenzi che la sera raccoglie...), un vero e proprio inno alla solitudine e alle paure, un testo insolito per gli anni '60. Segue il primo dei tre intermezzi, che per quanto brevi svolgono un ruolo fondamentale all'interno dell'album. Non che siano gioiosi, ma senza di essi l'album sarebbe stato difficilissimo, un macigno nonostante la sua brevità.
Altra malinconia con Leggenda di Natale, ispirata ad un brano di Brassens. Parla di una bambina, delusa da "Babbo Natale" dagli occhi malvagi, una bambina privata della sua infanzia (un fiore appassito a Natale). Dopo questo tuffo nella nera disperazione e nell'angoscia dell'innocenza rapita De André ci porta al secondo intermezzo, che introduce la spietata "Ballata degli impiccati" col suo incedere ossessivo e crudo (ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso...) e quasi sarcastico in alcuni punti, letteralmente una ballata suicidica. La rabbia, la crudezza della "Ballata degli impiccati" precede la dolce, straordinaria, bucolica, sognante, romantica, malinconica (come volete) Inverno, una delle più belle canzoni esistenti, tra neve, cipressi, camposanti e "il vento caldo di un'altra estate".
Dopo Inverno svanisce la "forma-canzone" dando spazio al "Girotondo", inno di pace, e al Corale/Leggenda del Re infelice, straziante narrazione che termina con il testo: Non cercare la felicità in tutti quelli a cui tu hai donato per avere un compenso ma solo in te nel tuo cuore se tu avrai donato solo per pietà per pietà per pietà... La pietà per gli afflitti, da sempre fulcro delle opere di Fabrizio.

Insomma, scusate se mi sono dilungato ma mai avrei permesso a me stesso di liquidare con due paroline stereotipate un album che ha coinvolto milioni di sensi di ognuno di noi per così tanto tempo. Dal punto di vista dei testi abbiamo probabilmente a che fare con le liriche più belle del De André.
Imperdibile, indimenticabile proprio come tutta la sua discografia.

Un consiglio: visitate i vari siti su De André e scaricatevi l'opera omnia con tutti i suoi testi, e leggeteli come fosse un libro di poesie. Forse, È UN LIBRO DI POESIE. Forse solo i deliri di un folle, ma a cui abbiamo voluto molto, molto bene. Tutto qui.

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