Il "cinegiornale" di Frank Tovey risulta un bel po' puntiglioso. Da Vergine (segno zodiacale) che era, creatività e rigore si possono semplificare inquadrandolo come un cacacazzi che senza giudicare ti dice che sei un pezzo di merda, una testina di cazzo, un miserabile e ti spiega che il tuo essere encefalitico si deve a quella volta che i tuoi genitori si son fatti una scopata contando sull'efficacia del "coitus interruptum" come anticoncezionale.

E invece è scappata una goccetta e sei nato tu, non desiderato, non amato, non considerato. E così ti sei accorto, più crescevi, che non eri solo ad essere solo, quasi tutti vivevano quella condizione da orfani di LOVE. In più non avendo a disposizione sghei per pagarti una bella seduta ventennale psicanalitica, che alla fine dovrebbe risolvere i tuoi atavici problemi esistenziali ma che sicuramente ti fa diventare trans o top manager (è la stessa cosa), esponenzia la depressione che ti sballonza tra la frontiera del diventare un tossico o fare una fottuta carriera di friggitore di patatine al fast food di turno (è la stessa cosa).

Fad gadget presa a cuore la faccenda ti benedice con un "macula non est in te" confortandoci che siamo sulla stessa barca tutti quanti e tira su il circo estraniante di vita reale e causticamente, cinicamente, nichilisticamente crea un'isola che distrae le forze inchiappettatrici di questo mondo fatto di possessioni.

E noi siamo contenti di trovarci in un concistoro dove non c'è speranza nel constatare che "gira che rigira, sempre al culo uno lo prende". La consapevolezza di questa condizione umana è già gran cosa, vista la presa di coscienza dei continui attacchi da parte del "basso astrale", che invisibile ci circonda, e che mira sempre a dilatare le chiappe e tentare penetrazioni ad oltranza in ogni dove.

Meno male che il nostro bel tomo mistifica la frizione meccanico-psichica invasiva dissimulando con degenze musicali che potrebbero sembrare anche loro assecondare la frequentazione nolente del secondo canale, ma che invece si rivelano panacee di crema balsamica che allevia i bruciori delle varie sodomie di regime sempre pronte a prenderti di sorpresa, alle spalle, vista la premeditazione esterna a portarti all'anchilosamento sulla posizione a pecora.

La resa sonora è confortante nel captare, oltre la cortina torbida di un synth ammiccante, l'aizzamento a recuperare la posizione eretta e del "volemose bene", mettendo da parte erezioni random e cercando uno "show must go on" non derivativo, ma che si basa sull'accettazione delle "mostruosità" luminose di ognuno di noi e dove la vaselina è usata come lubrificante per interagire con le frizioni delle compassioni reciproche, non facendo più teatro e gettando la maschera, senza effetto placebo finalmente.

E a tanti viene l'infarto perché hanno amato poco, e a pochi viene l'infarto perché hanno amato anche per quegli altri. L'eternità è lunga e Fad Gadget ci fa il regalo di smussarla un po' tenendocela presente sul grugno con un patologico divertimento, accanto al focolare.

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