Pensate a qualcosa di davvero british.... fatto?

Sì, sì, il pudding. E i Fairport Convention. Adesso pensate alla copertina più british che vi viene in mente... niente? "Unhalfbricking". Un gioco di parole, un tranquillo pic nic sull'erba. Un'anziana coppia di distinti signori sorride quieta sul cancello, ignara della rivoluzione che si prepara alle loro spalle.

"Genesis Hall", e tutto ha inizio. Una nenia elettrificata, una ninna nanna lisergica. La voce di Sandy Denny è un sussurro che accarezza i toni bassi, e salendo prende corpo, si fa densa e spessa, mentre dondolando narra di disperazione, empatia e speranza. Pane, amore e... marmellata di frutta. E poi ancora e ancora Bob Dylan, ancora tre pezzi stravolti. Ancora amore, innocente incondizionata adorazione per la musica d'oltreoceano. E il gusto innocente, diretto e sfacciato di fare musica per il piacere semplice di suonare. La loro versione di "If You Gotta Go, Go Now" è una festa paesana, un coro da osteria in un francese stentato, con tanto di organetto, triangolo e le mani a battere il tempo. "Autopsy" svela pian piano la sua misurata eleganza mentre, rarefatta, affiora la melodia. Ci sono gruppi che per esprimersi hanno bisogno di brani di 20 minuti, mille note, mille cambi di tempo. E gruppi a cui basta una variazione d'accento, un sussurro, una leggera inflessione della voce per disegnare mondi di fiaba. Un riverbero fende l'aria leggero, e il raffinato 5/4 di Martin Lamble si stempera in un 4/4 semplice semplice, col rullante sul terzo movimento. In mezzo, come in una favola allucinata, "A Sailor's Life", in cui spuntano quasi timidamente, le parole: traditional, arr. by Fairport Convention. Un trip psicotico senza capo né coda, undici minuti di trance in un viaggio al centro della terra, tra l'India e fumosi pub inglesi, loop infiniti di violino e chitarra accompagnano liturgie pagane, canti vedici sui prati d'Albione. Alla luce di tutto quello che sarebbe accaduto "Who Knows Where The Time Goes?" suona quasi beffarda:

nel cielo della sera

tutti gli uccelli stanno partendo

come fanno a sapere

che è tempo di andare?

(...)

Non sono solo se il mio amore è qui con me

so che sarà così, fino al momento di partire

così arriveranno le tempeste d'inverno, e poi ancora gli uccelli in primavera

io non ho paura del tempo

chi sa dove se ne va il tempo?

Era il 1969. Loro erano cinque ragazzi inglesi innamorati dei cantautori americani e del folklore della loro terra. E questo un album ancora acerbo, immaturo. Il tempo avrebbe portato loro disgrazia, maturità e disincanto. Di lì a poco un terribile incidente stradale si sarebbe portato via Martin Lamble e la ragazza di Richard Thompson. Uno schiaffo in faccia che spazzò via l'innocenza dai loro volti, tirando fuori dal limbo questi timidi ragazzi inglesi. "Liege&Lief" fu la creatura di questo parto travagliato, ma questa è un'altra storia.

"Unhalfbricking" è una rivoluzione placida, ancora giovane e spensierata, piena di compromessi e leggere imperfezioni. Un'oasi di incoscienza ovattata. Una tiepida rivoluzione pacifica, ingenua e acerba. Un album senza età, che ha 100 anni ed è appena nato. Da ascoltare tra 10, 20, 70 anni, da ascoltare quando si è vecchi per ricordare, per un attimo, quel lampo negli occhi, quell'entusiasmo incosciente, quella giovinezza che ognuno di noi ha afferrato e sentito piena e intera, anche solo per una volta.

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