Immaginate di prendere dai vostri scaffali uno svariato numero di album, possibilmente alcuni lavori rock, metal, funky, hip-hop, jazz-pop, e di gettarli in un pentolone... cosa ne uscirebbe fuori? La risposta è THE REAL THING. Probabilmente non c’è miglior modo di descrivere questo capolavoro targato Faith No More, 1989. The Real Thing è il terzo Studio Album dei nostri, che vede per la prima volta alla voce il giovanissimo, ma già promettente Mike Patton.

Si parte subito alla grande con From Out of Nowhere, un pezzo dall’impostazione decisamente epic, che non rinuncia comunque, nel ritornello, a soluzioni maggiormente melodiche e scanzonate; neanche il tempo di ascoltare la prima traccia che ci troviamo subito di fronte alla canzone-simbolo dell’album, la favolosa Epic, il brano che sicuramente meglio rappresenta le attitudini musicali dei nostri: parti rappate che si intrecciano a sfuriate epic metal e ad una tastiera da viaggio, che ci incanta nel finale con un epilogo da musica classica. Si passa poi alla spensierataggine di Falling To Pieces (che potrebbe essere stata scritta dai red hot...) per arrivare alla traccia più violenta dell’album: Surprise! You’re Dead!, che personalmente metterei nella pagina numero 1 del manuale del crossover: batteria punkeggiante - basso compresso - riff thrash - cantato che muove dal rap all’hardcore.
Arriviamo dunque a Zombie Eaters, dove la struggente parte tastieristica iniziale lascia poi spazio alla rabbia di Mike e Co. La title track The Real Thing ci fa capire quanto la voce di Patton sia divina; si passa poi ad Underwater Love e a The Morning After, l’ennesima dimostrazione di come i Faith No More siano bravi nel fondere il funky-rock chilipepperiano al metal anni ’80.
Woodpecker from Mars si apre con un’intro classica accompagnata da riecheggianti cornamuse che spianano la strada alle poderose slappate di zio Billy; la successiva cover della Sabbathiana War Pigs è a dir poco impeccabile!
Si conclude infine con la simpatica Edge of the World, in stile jazz-pop.

Cosa dire di questi musicisti? Billy Gould al basso regala una prestazione da incoronare, non solo perché tecnicamente è ineccepibile, ma considerando il fatto che col suo strumento riesce a creare un perfetto amalgama jazz, rock, funky, metal... e non è facile! Mike Bordin dietro le pelli è una garanzia; Jim Martin alla chitarra costruisce interessanti trame che vanno dall’epic–thrash-metal al rock più funkeggiante e scanzonato (anticipando gli schemi del nu-metal), senza però rinunciare di tanto in tanto a qualche assolo.
Cosa dire di Bottum (tastiera)… se non che è il cugino di primo grado dell’ LSD… DA VIAGGIO! Mike Patton compie autentici miracoli con la voce, fa proprio di tutto: canta, urla, gorgheggia (ride addirittura nella quarta traccia). Tuttavia la sua maturazione tecnica arriverà con i lavori successivi. Basterebbe forse un solo aggettivo per descrivere questi personaggi… CAMALEONTICI!

Giungiamo dunque alle considerazioni finali. Questo lavoro viene considerato da molti il manifesto del Crossover, inteso come fusione di differenti tendenze musicali; secondo altri è l’album rock per antonomasia; di sicuro i Faith No More hanno contribuito a far diventare il metal un fenomeno di massa, ma non per questo sono da considerare una band commerciale.
Aldilà di ogni possibile catalogazione, che sinceramente può interessare relativamente, sono sufficienti poche parole per riassumere “The Real Thing”… eclettico, divertente, FAVOLOSO!
Se non ce lo avete ancora accattatevelo immediatamente!!

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