Seconda fatica degli svedesi Falconer. Dopo il primo omonimo album, un lavoro buono ma non eccelso, ecco che il gruppo presenta questo disco potente ed espressivo. È puro e semplice power metal senza troppi fronzoli, non troppo barocco, che contribuisce in ogni caso a creare belle atmosfere medioevali.
Il disco si apre con due tracce molto interessanti, che colpiscono l'ascoltatore. "Decadence Of Dignity", che all'inizio non entusiasma, rivela un bellissimo ritornello. Da qui già si intuiscono i punti forti e deboli del gruppo. Il cantante Mathias Blad rivela una voce molto profonda, che risparmia acuti al limite dell'ultrasuono. Un timbro di voce particolare e piacevole. La chitarra e il basso fanno bene il loro lavoro, senza entrare in inutili virtuosismi. Unica pecca è la batteria, non proprio eccelsa. "Enter The Glade" è un altro pezzo forte dell'album, meno frenetica della precedente, ma che conferma le doti dei musicisti. "Lament Of A Minstrel" inizia con una bella introduzione dal sapore fantasy medioevale, per poi diventare un pezzo rockeggiante. "For Life And Liberty" è un pezzo molto bello, a metà tra l'hard rock e il power metal stile Rage. I toni rallentano con la profonda "We Sold Our Homesteads", anch'essa con un'essenza prevalentemente rock, con qualche elemento più powerizzante. Un bel power metal lo ritroviamo in "The Clarion Call". La chitarra e la batteria sono molto aggressive, che sfociano poi in un bellissimo ritornello, secondo solo alla opening track. "Portals Of Light" è la ballata di turno, niente di nuovo, ma resta in ogni caso una bella canzone, arricchita dall'uso del pianoforte e dalla bella voce di Blad. "Stand In Veneration" è particolare, assume un carattere più "folk", con qualche sovraincisione vocale in più. L'ultima traccia è una delle chicche dell'album, "Busted To The Floor". Ha un inizio un pò banale, ma alla fine rivela una struttura leggermente più complessa, con cambi di tempo più repentini.
Un buon disco per un buon gruppo, che si fa ascoltare piacevolmente e che non cade troppo nel "già sentito".
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