Battito in levare, rallentamenti e accelerazioni insaporite da spezie sonore che recapitano reminiscenze del Philly sound, un soul immerso nell’eco dub e trasportato da un respiro sinuoso lungo dieci tracce.

Un bel disco, quest’esordio del collettivo neozelandese, 7 elementi che in patria hanno gìà riscosso un ragguardevole successo, destinato ad amplificarsi grazie alla dimensione live, dove sembrano dare il meglio di sè, stando a quanto si legge sul loro conto.
Ma anche l'ascolto “casalingo” dà modo di gustare quello che risulta un esuberante esercizio di stile, una riuscita combinazione di elementi a sostegno della duttile voce di Joe Dukie e delle sue melodie. Che si adagiano su basi dub o reggae oppure serpeggiano tra saltellanti soluzioni funky soul, punteggiate da una sezione fiati accurata e brillante, sostenute dalle efficaci linee tracciate da un basso corposo (generato da un campionatore che nella conclusiva “Hope” cede il posto ad un contrabbasso) ed impreziosite da un accorto uso di delicatezze acustiche e di porzioni elettroniche, come dalle reminescenze a tratti “funkadeliche” delle tastiere. Brani dalla durata media intorno ai 6/7 minuti, inanellati in una sequenza che garantisce oltre un’ora di immersione in atmosfere ricche di dettagli ma mai sovrabbondanti.

All’insegna di un ascolto rilassato che fa anche battere il piedino, di quel che loro chiamano “hi-tek” soul. Dove gli ingredienti si amalgamano in scioltezza e consentono cambi di tempo, piccole deviazioni, addensamenti e abbandoni, sviluppi non banali anche dentro il medesimo brano.

Se vi piace il dub, la sua attitudine distesa e circolare, ma apprezzate anche le languide squisitezze soul e le pulsazioni danzabili. Se a volte tutto quel che desiderate è lasciarla girare intorno, la musica, lasciarla fare e sorprendervi a canticchiare, seguendo le piccole spore luminose che girano nel caleidoscopio sonoro che vi avvolge.
Beh, se è così anche per voi, forse il disco d’esordio dei Fat Freddys Drop vi riserverà qualche piacevole sorpresa. Anche dopo i primi ascolti. Perché, nonostante sia immediatamente godibile, è cosparso di particolari a rilascio lento.

E, detto tra noi: in certi giorni che si vuole di più, da un disco?

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