Il gruppo che mi accingo a recensire è probabilmente uno dei più sfortunati che esista perchè non si merita assolutamente la ridotta notorietà di cui gode; pochi altri gruppi metal hanno saputo e hanno avuto il coraggio di cambiare direzione musicale ad ogni album come loro hanno fatto, e di sfornare sempre dischi dall'ottima qualità.
Questo è datato 1986 (è il terzo) ed è un vero capolavoro progressive metal. Il chitarrista Victor Arduini all'epoca era appena uscito dal gruppo ed era stato rimpiazzato prontamente dal grande virtuoso (purtroppo non troppo conosciuto) Frank "X" Aresti che era un perfetto binomio con la grande mente compositrice del chitarrista fondatore Jim Matheos e anche se in questo disco non è Frank l'elemento dominante è comunque un rimpiazzo azzeccato. Invece il cantante John Arch è semplicemente perfetto e le sue melodie vocali sono qualcosa di stupefacente e quasi magico come i temi delle canzoni del disco, in quest'album è finalmente solo lui stesso e non ci ricorda più Dickinson (così come i Fates si staccano definitivamente dal suono Maiden) ed è lui la vera forza trainante di "Awaken The Guardian", che strumentalmente parlando comunque è perfetto.
La opening track è "The Sorceress", che inizia con un arpeggio straziante proprio come ci aveva già abituato Matheos su "Epitaph" (contenuta nell'album precedente "the Spectre Within"), che lascia posto a un pesante riff dal ritmo incalzante; ed ecco arrivare la voce di Arch che spiazza l'ascoltatore per forza e precisione d'intonazione. In più a metà pezzo arriva la parte che da sola può dare un bel dieci e lode al cantante, perchè a una melodia simil araba in un pezzo metal veramente nessuno ci avrebbe creduto, figo poi l'assolo armonizzato dei due guitar heroes. Poi arriva "Valley Of The Dolls" che è una perfetta prova di quanto heavy metal siano i Warning, anche qua (come d'altronde in tutti i pezzi del disco) ci sono repentini cambi di ritmo e di tempo e una superba prova della voce. Traccia n°3: "Fata Morgana", cioè bellezza pura. Ciò che la differenzia dai precedenti due pezzi è che il ritornello è un vero inno che entra subito in testa e non ti lascia più, e in generale è più orecchiabile.
Oh... "Guardian". Il pezzo più calmo dell'album ma anche il più "vero", nel senso che non comprende complicate parti artificiose (in senso positivo ovviamente, il progressive dopotutto è questo), ma lascia spazio maggiormente alla pura e semplice melodia che è un marchio di fabbrica del malinconico Matheos. Dopo queste traccie più orecchiabili arriva "Prelude To Ruin" che è il pezzo a mio parere più tecnico dell'album, ma è forse anche quello che più rispecchia con le sue soluzioni armoniche la gravità del testo. Mmm... "Giant's Lore (Heart Of Winter)" è una buona canzone ma non raggiunge la completezza musicale delle altre, comunque mette in risalto le doti compositrici di Aresti che è l'autore di questa. La penultima traccia si chiama "Time Long Past" ed è il regalo commovente che ci dona Jim, è un pezzo totalmente strumentale che possiede una melodia davvero struggente ma bellissima. Ed eccoci arrivati ad "Exodus", che è la sintesi dell'album perchè racchiude le soluzioni più interessanti delle precedenti canzoni ed è purtroppo anche l'ultima cantata da John che lascierà posto per l'altrettanto stupendo vocalist Ray Alder. Ad ogni album i Fates Warning hanno cambiato rotta musicale e sinceramente questa tappa è stata fondamentale.
Unico neo, (che però non varia assolutamente il numero di stelline!!!) è la qualità di registrazione che penalizza la definizione del suono delle chitarre in primis delle quali a volte è veramente arduo capire in quale tonalità siano, ma anche della batteria di Steve Zimmerman e del basso di Joe DiBiase.
Comunque pazienza, il disco resta un tassello fondamentale nella storia del progressive metal (e non solo).
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