Il camaleonte! Che animale straordinario! Che capacità di adattarsi all'ambiente che lo circonda e di cambiare sempre pelle!
Beh, se dovessi fare un bel gioco ed adattare ad ogni band che ricopre il panorama metallico un gruppo, i Fates Warning sarebbero questo meraviglioso sauro.
Ed "Inside Out" il loro figlio prediletto.
Mi spiego meglio.
Nati nei primi anni ottanta per ricalcare i connotati del più puro "heavy metal" classico i Fates Warning saranno ricordati per il loro diretto contributo dello sviluppo del Progressive Metal intrapreso dopo una successione di cambi integrali e radicali sia della line-up che del sound da loro prodotto.
Il disco in questione può essere considerato come una sorta di traghetto/ponte allo sviluppo stilistico intrapreso con i precedenti album "Perfect Simmetry" e "Parallels", abbandonando definitivamente le atmosfere "Maideniane" e dello Speed Metal più trasparente per addentrarsi nel più torbido ed intricato universo dello stile progressivo.
Dal punto di vista tecnico i musicisti (anche se da molti questo lavoro viene considerato il più fragile della trilogia) sfoderano una performance assolutamente ineccepibile, dal chitarrista leader indiscusso e fondatore della band, Jim Matheos al batterista Mark Zonder, vero e proprio virtuoso delle pelli, capace di disarticolare in maniera esemplare ed a volte inconcepibile tempi dispari di una difficoltà assoluta.
Non ci si faccia però ingannare dalla tecnica improbabile descritta appena sopra, perchè "Inside Out" si rivela un disco caldo come un caminetto a Dicembre con canzoni di forte impatto melodico ed espressivo come la open-track Outside Looking In vero e proprio cavallo di battaglia dell'intero disco dall'incedere sempre aggressivo e con un ritornello accattivante ricalcato alla perfezione dall' ugola di Ray Alder autentico talento per timbro vocale, sonorità e forma ritmica.
Le canzoni si susseguono con una sequenza di flash a volte di pura tecnica stilistica ed a volte di pura armonia e melodia, sfiorando in alcuni tratti anche la vena quasi "rock 'n roll catchy" e sfoderando anche qualche ritornello, perchè no, da canticchiare sotto la doccia come in Pale Fire, Shelter Me o nella stupenda The Strand.
Una menzione particolare viene data sicuramente alla trascinante e ultra-tecnica Face The Fear, mentre inserirei Island In The Stream, Inward Bound e Afterglow nella cerchia delle canzoni più malinconica dove le atmosfere eteree e plumbee ci fondono direttamente con l' anima del gruppo.
Ancora più innovativa e completamente fuori dagli schemi la Titanica (non c'è altro aggettivo per descriverla) Monument, con una struttura complessa e tracciata a metà da due assoli di Matheos bellissimi e di grande impatto.
Ad ogni modo "Inside Out" chiude un ciclo per i Fates Warning che, come il meraviglioso sauro, che prende il nome di camaleonte arriverà a cambiarli colore in quel grigio/nero sfumato del loro capolavoro conosciuto come "A Pleasant shade of Gray".
Che animale meraviglioso il camaleonte!
Che gruppo meraviglioso i Fates Warning!
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