Se la psichedelia è un viaggio verso il sole, allora i Father Murphy l'hanno circumnavigato per raggiungere altri universi, un viaggio oltre l'infinito come in "2001 odissea dello spazio" al termine del quale però c'è un oscuro mondo morboso, dalle prospettive impossibili, inquietante e indefinibile.
La loro musica ha un qualcosa di sacrale, metafisico, eppure i cori di voce che ripetono come un mantra la stessa melodia vengono sempre spezzati, deviati, si perdono in un flusso scomposto e disorganico, un tipo di strutturazione non-logica. I nove episodi inclusi nel disco sono in realtà una sorta di magmatico tutt'uno di spigolosa, dissonante, inquietante psichedelia per niente devota a qualsivoglia tentativo di essere inquadrata. I Father Murphy sono cantori di un qualcosa che finisce, la loro musica sa di malattia, è catartica, nel senso che da una musica del genere si può solo rinascere a vita nuova; quindi musica quanto mai di questo tempo, che è un tempo in cui niente sembra riuscire a guardare al futuro. E' musica senza baricentro, sulla e della follia.
I Father Murhpy sono dunque uno dei gruppi psichedelici più originali in circolazione, non esiste il minimo indizio in loro che possa accostarli a qualcosa di passato. I riferimenti è ovvio, ci sono, ma la loro musica sfibrata e a-melodica tritura ogni possibile accostamento. Forse il gruppo a cui sono più vicini sono i conterranei Jennifer Gentle, per il grottesco modus operandi con cui disegnano i loro mondi impossibili.. ma nel loro caso la musica è nettamente più inquietante, va a rimestare più in profondità inquieti archetipi inconsci, riducendo al minimo qualsiasi discorso di forma.
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