Credo che tutti voi sappiate cos'è lo shopping terapeutico. E' quando uno si sente giù, insoddisfatto, e ha bisogno di comprare qualcosa per tirarsi su il morale. Come se le cose materiali portassero la felicità. Figlio senza dubbio del consumismo di oggi, molti lo considerano una malattia, ma personalmente ritengo che vada considerato chi affetta e come lo affetta. Nel mio caso mi porta a buttarmi nel primo negozio di dischi che trovo e a comprare la prima cosa che trovo (che non ha) che abbia un mood vagamente triste o grigio. Lontano dal doom metal o death o sludge o dark (quelli li ascolto sempre), talvolta lo shopping terapeutico mi porta verso mondi musicali a me molto distanti. E fu così che, nel 2002, in piena crisi, mi imbattei in questo album, "Your Love Means Everything" dell'inglese Faultline (nome d'arte per il musicista, prettamente dedito all'elettronica, David Kosten).
Preciso subito: l'album non è un capolavoro, ma contiene quelle piccole scintille intrise di nebbiosa tristezza che mi fanno impazzire. A tal riguardo si consideri "Where Is My Boy", cantata da Chris Martin dei Coldplay. So che molti storceranno il naso e saranno affetti dalle più variegate malattie concernenti l'apparato digerente e l'intestino, ma aspettate e ascoltate la canzone. Sul soffuso e leggiadro tappeto elettronico di Faultline la voce di Martin si muove leggiadra, barcolla lieve e lenta pregna com'è di triste malinconia. E' innegabile che il cantante abbia una bella voce, che ben si adatta a questa traccia, crescendo di intensità parimenti al ritmo della canzone, che via via si fa sempre più sostenuto sino al break finale. L'idea è quella di essere spersi per le vie di una caotica città, camminando per i suoi marciapiedi con la gente che ti passa accanto e si muove a scatti, in un'atmosfera fumosa color seppia che fa molto anni Cinquanta. Di sicuro un buon pezzo.
Abbastanza convincenti pure la terza traccia, "Sweet Iris", stavolta tutta affidata alle tastiere e all'atmosfere create da Kosten, e "Bitter Kiss", interpretata da Jacob Golden, intensa e delicata soprattutto sul finale. A tratti l'elettronica si fa più cupa, come nel caso di "Missing" o di "I Only Know Myself", e vengono in mente certi Massive Attack, ma nella maggioranza dei casi ci si muove su territori in bianco e nero e grigi, dove le nuvole in cielo sembrano vogliose di scaricarti addosso tutta la loro pioggia, e te sembri quasi chiamarla questa pioggia, sperando che possa spogliarti dalla tua tristezza che sembra universale.
Molto eterea e sognante è "The Colossal Gray Sunshine", con quei tocchi leggiadri di piano che sembrano pizzicare direttamente le corde più recondite della tua tristezza, una canzone senza dubbio ipnotica e ammaliante. C'è spazio poi per un'altra nota collaborazione, quella con Stipe degli R.E.M., che presta la sua voce per "Greenfields". Insieme a "Where Is My Boy" è questa sicuramente l'altro picco del disco. Grande merito va sicuramente a Stipe, vero è però che Faultline ci mette molto del suo per rendere la canzone assimilabile ad una lenta marcia di un uomo appena lasciato dal suo amore, che lento se ne torna a casa augurando a lei tutta la felicità di cui ha bisogno. Sento nella canzone anche un vago sapore di ballata psichedelica, soprattutto nel finale dove l'incedere di questa marcia si fa più maestoso e solenne.
Il finale è affidato di nuovo a Martin con la seconda parte di "Your Love Means Everything" (traccia presente anche in apertura del disco, soltanto strumentale però). Di nuovo buona interpretazione del leader dei Coldplay, lontana comunque per carica emotiva dai due ottimi brani già citati.
Tirando le somme, quelle venti euro circa che spesi quel giorno non furono poi gettate nel cestino. Ripeto, non siamo di fronte ad un capolavoro, ma abbiamo comunque tra le mani un buon disco adatto per quelle giornate uggiose nelle quali non si ha voglia di avere contatti con nessuno, e si cerca soltanto il morbido abbraccio di una coperta o di un tè caldo. Non di solo metal si vive mi verrebbe quasi da pensare: è giusto anche uscire ogni tanto dai propri soliti binari musicali, e se le scoperte che si fanno sono in fondo così piacevoli, ben vengano.
Voto: 3,5 arrotondato a 3 perché non ascoltando mai l'elettronica non ho forse gli strumenti adatti per giudicarla appieno.
Carico i commenti... con calma