Se ripenso alla fatica che ho fatto alla fine degli anni ‘70 per rintracciare il materiale ‘Wumme’ dei Faust, vale a dire tutto quanto registrato negli anni 1971-73 nello storico studio vicino ad Amburgo, mi viene da ridere e da piangere per i chilometri fatti, e le telefonate, e i denari spesi. Non potevo immaginare allora che nel 2000 sarebbe uscito un semplice cofanettino da 60 euro, comprendente tutta la discografia ufficiale, le BBC Sessions del 1973 (in gran parte confluite nel quarto album) e soprattutto l’album perduto ‘Munic and Elsewhere’, ed i singoli del 1973, e le takes sopravvissute a quell’ultimo tentativo discografico, poi abortito per definitiva mancanza di fondi. Chiunque abbia orecchio ed interesse per la musica tedesca degli anni Settanta, quella che passa alla storia con il nome di krautrock, sa benissimo che i Faust sono la punta di diamante del movimento, i soli Can potendo ragionevolmente contendere loro il trono. Molti appassionati trovano però che i Can, forti di una preparazione musicale e di una consapevolezza e progettualità assolutamente sconosciute ai membri del collettivo Faust, finiscano però per mancare proprio di quell’elemento di inconsapevole follia elettroacustica che ha sempre consentito a Hervè Peron e compagni di buttare su disco più o meno tutto quanto veniva registrato, e salvo poche eccezioni buona la prima, inclusi i treatments elettronici in tempo reale, con risultati a dir poco geniali. Non sto facendo la recensione del primo album (ve ne sono già molte), per cui non parlerò di come il collettivo sia stato assemblato alla meglio ed isolato in un casermone grazie ad un progetto finanziato da un giornale musicale, e qui costretto a sfornare il capolavoro in questione, vero e proprio manifesto del genere e testimonianza eloquente del costante metodo improvvisativo adottato dal gruppo. All’inizio del 1974 i riscontri per la band sono artisticamente lusinghieri, quattro meravigliosi album in tre anni universalmente accolti come capolavori, ma soldi niente, e qualcuno di loro non ha neppure un lavoro per mettere insieme pranzo e cena. Il tentativo di ‘Faust IV’ non ha fruttato apprezzabili riscontri economici (in Europa il vinile girava stoccato) e la Virgin nega i finanziamenti ad ulteriori progetti, nonostante vi sia materiale ancora in corso di registrazione (aveva ragione Mike Oldfield: Richard Branson, sei uno stronzo). Anche Uwe Nettelbeck, il giornalista / produttore che ha ideato il gruppo (volendo dare risposta al predominio del rock britannico) e ha procurato loro un contratto, si deve arrendere all’evidenza, anche perché ha i suoi problemi e non può esporsi più di tanto in quanto membro non combattente della Baader Meinhof. Nel 1975 i Faust gettano la spugna e si arrendono, la bancarotta è inevitabile, ma l’ultimo atto è la distribuzione a mano di un nastro autoprodotto chiamato ‘Faust V’ (possiedo una copia ‘ufficiosa’ riversata in Italia), contenente le sessions già registrate e mixate di soppiatto. Nel 1979 la Recommended Records (ReR) fa uno sforzo economico e compilativo non indifferente per le proprie possibilità, e dà effettivamente alle stampe ‘Munic and Elsewhere’ ed anche un paio di singoli contenenti nastri del ’71-’73, il tutto purtroppo in tirature drammaticamente limitate. Questo materiale era effettivamente oggetto sin dal ’75 di una ricerca accanita, man mano che l’importanza musicale dei Faust veniva riconosciuta ed il gruppo veniva promosso a progenitore anche del movimento punk, dell’industrial e della new wave (di tutto ciò ve ne è a pacchi nei dischi dei Faust, unitamente a tanto cabaret zappiano e a dosi massicce e divertite di avanguardia e rumorismo). Si dovrà attendere fino al 1988 perché questo materiale sia raccolto, sempre a cura della ReR, in un prezioso CD chiamato ’71 Minutes Of Faust’, che esclude per motivi di spazio solamente un brano praticamente inaudibile e le BBC Sessions del 1973, che usciranno nel 1996 (ma buona parte del materiale, come detto, era già confluito nella tracklist di ‘Faust IV’). Sebbene comprenda materiale assai eterogeneo, ’71 Minutes’ (la cui tracklist verrà ripensata e corretta sempre nel 1996) risulta unitario all’ascolto come qualsiasi altro loro progetto (cfr. 'Faust Tapes'), in considerazione delle coordinate musicali costanti del gruppo e della medesima forza ispiratrice e dei punti fermi che ne hanno decretato l’originalità ed il successo tra gli appassionati. Caratteristica irrinunciabile del suono Faust restano la particolarissima sezione percussiva, dalla timbrica tipicamente squillante e lievissimamente ritardata sul battere, elementare nella sua struttura come nel caso di Maureen Tucker; il basso ostinato, le voci trattate, le chitarre fuzz come quelle di Oldfield, il rumore onnipresente, il trattamento elettronico riservato a tutte le piste e la costante sensazione di non sapere assolutamente cosa avverrà nei prossimi venti secondi del brano, che si tratti di suite o di canzoncina breve. Le due lunghe ed erratiche composizioni ‘Munic Yesterday’ e ‘Knochentanz’ e l’altro brano esteso ‘Chromatic’, che formano l’ossatura del perduto album del 1974, testimoniano di un probabile ritorno alla forma improvvisata delle origini (rispetto alle composizioni più strutturate e quasi progressive di ‘Faust IV’), anche se non potremo mai sapere cosa avrebbero fatto i Faust del materiale così abbozzato. Una decina di altri brani più brevi rappresentano invece demo e registrazioni estemporanee tratte dall’intera carriera della band, nel 1988 semplicemente denominate ‘Party’ perché nelle ottimistiche intenzioni del ‘74 avrebbero dovuto essere raccolti in un ulteriore album chiamato per l’appunto ‘Faust Party’. In un gioco di rimandi ed arrangiamenti, i brani corrispondono a versioni alternative di ‘Lauft…’, ‘Giggy Smile’, ‘Je Mal Aux Dents’ (che in ‘Faust Tapes’ non aveva un titolo), tutte interessantissime e di pregio quanto quelle a suo tempo edite. Di lì a poco i Faust troveranno la voglia e il contratto discografico necessari a tornare in pista, con lucidità lievemente minore ma follia e rumorismo intatti, ed inizieranno ad uscire dal novero delle cult bands intensificando di molto l’attività live, in formazione costantemente aperta (ma il mitico batterista Werner ‘Zappi’ Diermaier non mancherà mai). Caro massiccio Zappi, il suo sito è sempre attivo (http://www.zappi-w-diermaier.com/) e gli potete scrivere quando volete, vi risponderà felicissimo perché non si capacita di essere ormai diventato un mito ed è sempre meravigliato ed entusiasta, e vende registrazio0ni e video esclusivi dei Faust per pochi euro. Niente Paypal o carte di credito, soldi in una busta e vada come vada: assolutamente coerente con la filosofia del gruppo. A me è sempre arrivato tutto.

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