Nella storia della musica molti gruppi possono essere considerati "avanti" per il loro tempo, i più grandi lo sono sempre. Per i Faust essere così fuori dagli schemi è stato addirittura un handicap. La critica dell'epoca fino all'attuale riscoperta del "Krautrock" li ignorò, il loro nome non apparve in nessuna grande rivista che stilava le classifiche dei migliori gruppi rock del millenio passato. A parte la complessità della proposta, i Faust sono stati sempre avari di notizie, per anni non si è conosciuta la fomazione, i luoghi dove avvenivano le registrazioni, le tecniche usate. Fino alla rivalutazione più completa, i loro magnifici dischi, tali anche per gli artwork, sono rimasti oggetti affascinanti e sconosciuti.
Il terzo lavoro del gruppo di Amburgo datato 1973, è per certi versi il più misterioso, essendo presentato come una raccolta di rarità in 26 tracce, il disco più frammentato e eterogeneo. Ma l'imprevedibilità è i Faust, quindi si è concordi a credere che fu concepito in questo modo.
Difficile descrivere minuziosamente i pezzi, la musica dei Faust è un sorprendente miscuglio di avanguardia, rock progressivo, world music, ballads barrettiane, rumorismo, scenette dada in stile Zappa e molto altro. Le tracce come i generi descritti durano secondi, è un continuo rincorrersi. Ritmi e frasi si ripetono talvolta ossessivi, volutamente fastidiosi, figli del caos e delle nevrosi. Rumori di call-center, stoviglie, macchine, irrompono nella musica, si fondono ad essa e talvolta la spazzano via. Quella dei Faust non è solo musica ma è un vero e proprio linguaggio, e forse Julian Cope aveva ragione quando li defini "I più grandi di sempre". Di sicuro meritano un posto tra i gruppi capaci di anticipare e influenzare di trent'anni il rock alternativo che ha imperversato nei '90 (Tortoise, This Heat, Stereolab). E forse anche il rock del 3000…
Irraggiungibili.
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