Nato nel 1944 a Nuvolento (Brescia), Fausto Leali è considerato, oggi come ieri, l'anima italiana del black blues (che, in realtà, non si capisce esattamente cos'è, ma dev'essere una specie di unione fra black music e blues americano).

A 14 anni è già un portento: canta nelle orchestre e, giovanissimo, entra a far parte di un gruppo musicale bresciano, i Novelty, di cui è leader oltre che cantante. Realizza una serie infinita di cover (si tratta soprattutto di rock & billy) fino ad approdare, verso metà anni Sessanta, alla ribalta della gloria. A incensarlo è la televisione, specialmente "Canzonissima", e lui ripaga l'attesa del pubblico con brani memorabili spesso professionalmente interpretati: "A chi" è il brano più celebre, ma anche "Deborah" e l'ante-litteram "Angeli negri" ottengono un buonissimo successo di pubblico.

Vive una chiaccheratissima love story con Milena Cantù (l'ex ragazza del Clan) e subisce una imprevedibile e tristissima frenata musicale a partire dal 1970. Ritorna popolare nel 1976 con la modesta "Io camminerò", ma la vera rentrée è datata addirittura 1987, quando a Sanremo spopola con "Io amo". "Mi manchi" è la definitiva consacrazione, mentre nel 1989 vince al Festival dei Fiori in duetto con Anna Oxa grazie alla sopravvalutatissima "Ti lascerò".
Vive un periodo incerto, diviso fra blues e soul: ritorna a Sanremo nel 2002 e ottiene un dignitosissimo quarto posto, in duetto con Luisa Corna, con il brano "Ora che ho bisogno di te". Ormai pienamente appagato, decide di tuffarsi a capofitto in un reality targato Rai indegno e squilibrato: "Music Farm". La popolarità ormai è raggiunta, anche i ragazzini imparano a canticchiare "A chi, sorriderai se non a me...".

Impresa compiuta. Nel 1999 pubblica, per la RTI, "Leali Live", un ambizioso album concerto, in cui Leali, con forse un pò di presunzione, tenta di riproporre, con un sound meno datato e più accattivante, i propri indimenticabili successi. Risultato, a ben vedere, un pò deludente.
Fa sempre piacere (a meno che non si è snob o esterofili) ascoltare "A chi" e "Deborah", eppure, nonostante la grinta e la potenza vocale del Faustino Nazionale, gli arrangiamenti moderni e pop non giovano ad alcuni vecchi grandi classici: "Angeli negri" risuonata in stile quasi techno fa tenerezza più che ammirazione.
Quasi uguali invece, i successi più recenti: "Mi manchi", "Io amo" e una monocorde "Ti lascerò" (Anna Oxa è assente, ma non si poteva scritturare ?). Leali comunque, nonostante qualche ridicolaggine forzata, è il solito vecchio leone: vocalmente perfetto, sembra non risentire nè dell'avanzare degli anni nè degli acciacchi dell'età. E quando la musica prende il sopravvento (purtroppo accade un pò troppo spesso), si ha come una specie di nostalgia e si spera che, al più presto, Leali ritorni a cantare.

"LealiLive" è un album semplice e coinciso, qualche lungaggine musicale, un pò di stupidate qua e là, ma molto coraggio e molta grinta: venne pubblicizzato solamente su canali privati o specialistici (vedi Radio Italia Tv), ottenne uno scarso successo di vendite, non entrò nemmeno in hit parade. Vabbè che non si tratta di un capolavoro, ma almeno una piccola promozione in qualche televisione meno di nicchia non è che fosse proprio una cattiva idea. E, se proprio vogliamo dirla tutta, costa poco più di 5 euro: un salto in qualche megastore, voi che state leggendo, mi promettete che lo farete ? Oggi, in piena epoca di rivalutazioni (vengono sdoganati persino i film di Alvaro Vitali e Lino Banfi), sarebbe più che doveroso riscoprire questo talento vocale che, per almeno due generazioni, ha fatto sognare e cantare milioni di italiani al grido di "Pittore, ti voglio parlare, mentre dipingi un'altare... ".

E mette tristezza, e anche un pò di angoscia, vederlo buttarsi a capofitto in reality show di bassissima categoria e proclamarsi mentore, nonchè padre putativo, di alcuni cantantucoli di stringatissima carriera (vedi Simone, quello che canta i memorabili versi: "Quando sei ragazzo, non te ne frega un cazzo...").

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