Ispirato ai testi del surrealista Henri Michaux scritti sotto l'effetto di droghe e allucinogeni, il ciclo "Professor Bad Trip" è uno dei risultati maggiori della vicenda artistica di Fausto Romitelli. Un brano di poco più di 40 minuti diviso in tre parti o "lezioni" (Lesson I, Lesson II e Lesson III della durata di 14, 17 e 11 minuti rispettivamente) con un ensemble che va dagli 8 ai 10 strumentisti in organico.
Ciò che rende così vitale e seduttivo questo pezzo è la costante contaminazione di idee, spunti, soluzioni che da suggestioni extra-classiche vengono integrate nel tessuto musicale di una composizione colta. Grazie alla grande sensibilità timbrica di Romitelli, nelle tre lezioni troviamo un denso impasto sonoro in cui però si percepiscono con chiarezza le individualità dei singoli strumenti: tra cui la chitarra elettrica, spesso distorta, che costituisce una costante nella musica di questo compositore.
L'uso della ripetizione di brevi frasi o di spunti melodici si traduce in un'atmosfera incantatoria, di trance; come accade nel finale dei tre pezzi, che si spengono sempre in tenui e oscure sonorità elettroniche in dissolvenza fino al silenzio. Suoni acidi, distorti, come nel clamoroso assolo di violoncello elettrificato che si ascolta nei primi minuti della seconda lezione. Il panorama sonoro è visto come attraverso una lente deformante, in questa musica si attua la fusione dei piani acustico/elettrico.
Considerato che la parabola compositiva di Romitelli si è attuata in un quindicennio, questo pezzo, scritto tra il 1998 e il 2000, costituisce forse il suo lavoro più rappresentativo.
Ma il cd, uscito per l'etichetta belga Cypres con i musicisti dell'Ictus Ensemble, contiene altri tre brani del compositore goriziano: "Green Yellow and Blue" per ensemble (2003), che non si discosta molto da quanto osservato sopra (se non per la brevità, appena 6 minuti e mezzo), e due pezzi per strumento solista. Uno, "Seascape", è scritto per quello strumento stranissimo che è il flauto Paetzold: un flauto a becco contrabbasso dalle sonorità scure, ovattate, che Romitelli gestisce con assoluta maestria dando vita a un lavoro il cui titolo dice già tutto: un paesaggio marino esplorato nei suoi recessi più oscuri, misteriosi e affascinanti.
L'altro pezzo, "Trash TV Trance", è un selvaggio assolo per chitarra elettrica in cui Romitelli cava da uno dei suoi strumenti preferiti un'infinità di suoni derivati tanto dall'uso della distorsione e di altri effetti (in questo rifacendosi a prassi esecutive mutuate dal rock) quanto dalla reinvenzione eretica e iconoclasta di uno strumento inteso come mero generatore di suoni, di qualunque natura essi siano: ecco allora la chitarra percossa sulla tastiera con le bacchette, ecco il jack tolto dal connettore e appoggiato sulle corde, sul ponte, o toccato con le dita per provocare glitch che a tutti gli effetti entrano a far parte della tavolozza sonora dello strumento.
Questa è la grande lezione di Fausto Romitelli. Con la sua musica cadono parecchie barriere: colto ed extra-colto, classico e popolare, sacro e profano fondono in un amalgama controllatissimo in cui ciò che conta è la potenza espressiva del linguaggio musicale. Per fare musica colta Wagner o Beethoven non sono più tra gli unici riferimenti ammissibili: anche Jim Morrison o Aphex Twin vanno bene, anche il rock psichedelico e la techno, e Romitelli accoglie tutto questo ma imponendosi delle condizioni ben precise: non rifugiarsi mai in soluzioni di comodo, non abbandonare mai la strada della complessità.
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