Datevi come sfondo una strada di città, lunga e diritta; è notte, dall'alto le luci gialle dei lampioni sono sfumate dalla nebbia e dai gas di scarico. Macchine in coda, sguardi inespressivi, cattiverie palesi o celate. Un trillo cattivo, un pianto di bimbo, una risata diabolica: ecco 'Suicidio' opera prima di Faust'o al secolo Fausto Rossi.

Siamo sempre dalle parti del maledetto 1978 e il puzzo che ammorba l'aria è davvero forte. "Non aprire la finestra non ho voglia di sentire quello che hanno da dire. Non mandarmi giù con loro, no!" declama l'autore nella title track, sorretto da una melodia lavata nel punk e nel Bowie berlinese. Sì: c'è un no-future che esce prepotente dai solchi. Il mondo nuovo è alle porte e non promette niente di buono, il passato è un deserto che non dà più parole d'ordine; il presente è un mercato avrebbe detto qulcun'altro qualche anno dopo. Che resta? Godere, forse. Perchè 'è la perversione la tua ultima occasione', la chiave per sfuggire a una nuova omologazione. Ma siamo lontani anni luce dal 'libero amore', dalle utopie da Parco Lambro, dal 'liberi tutti'. Il sesso è costrizione, rinuncia, incognita. Non esiste la piazza, le città sono attraversate da 'Bastardi' "vigliacchi come rasoi", da rifiuti umani che aspettano la notte per vomitare sangue sui 'figli della merda' che intasano il giorno. E Faust'o canta, urla, sibila, declama, graffiante e dolente, sempre perfettamente plausibile, sopra partiture che hanno ormai poco a che fare con la canzone italiana ma si spostano piuttosto verso un punk distratto (Il mio sesso), un rock gelido (Bastardi; Benvenuti tra i rifiuti), e follie varie (Godi; Eccolo qua) che si evolveranno nei dischi immediatamente successivi in una personalissima new wawe.

Un esordio d'eccezione per un autore del tutto particolare nel panorama italiano all'interno del quale è sinceramente difficile trovare similitudini. Le assonanze vanno piuttosto ricercate nel mondo anglosassone, non solo musicalmente, ma anche per l'interpretazione e il modo di porsi, lontani anni luce dal 'bel canto' e dall'austerità quasi impacciata di molti nostro autori. Tornate alla strada, alle luci gialle, alla nebbia e ai gas di scarico. Improvvisamente qualcosa si muove, le macchine ingranano la marcia, i visi paiono, per qualche attimo, quietarsi: "Grazie Dio! Non è poi così male, ma avrei speratoanche un po' di soleGrazie Dio! Non è poi così male, ma avrei speratoanche un posto al sole!"

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