"The infection has been removed, the soul of this machine has improved"
("L'infezione è stata rimossa, l'anima di questa macchina è migliorata")



Non è solo un verso della title track, questa frase nasconde un significato molto importante. I problemi sono stati superati ed ora la band è migliorata (ancora). Queste sono le esatte parole del leader e vocalist dei Fear Factory:
"La tua macchina fa dei rumori strani; sai che può rompersi e devi ripararla. La nostra macchina aveva questo tipo di guasto. Una parte non lavorava bene con il resto della macchina. Ho lasciato la band perché avvenisse un cambiamento, e, grazie alle mie azioni, tutto è andato per il meglio. Ci siamo presi il nostro tempo perché i Fear Factory chiudessero momentaneamente per un rinnovo. L'uscita di "Archetype" annuncia la nostra grande riapertura".

Burton Bell aveva ragione, in un momento in cui sul mercato non escono prodotti eclatanti, questo disco arriva come un fulmine a ciel sereno e dimostra che quando si ha la determinazione, anche a 12 anni dall'esordio, si può fare l'album migliore (e se penso ai miei amati Metallica mi viene da piangere). Christian Olde Wolbers passa dal basso alla chitarra, lasciata vacante da Dino Cazares, mentre a sua volta viene sostituito da Byron Stroud. Alle pelli c'è sempre il grande Raymond Herrera (uno dei miei batteristi preferiti) che caratterizza l'Industrial Metal Fearfactoriano grazie a ritmi compatti e serrati. Il disco raggiunge un sound ancora più melodico che, però, non infastidisce per nulla, anzi le canzoni sono molto più varie e molto facili da ricordare, anche al primo ascolto. "Slave Labor" è un violento attacco al music business e degna di aprire il pacchetto. La violenta "Cyber Waste" parla delle persone che sparano stronzate in chat senza sapere nulla. "Act Of God" è una potente cavalcata industriale che lascia spazio ad interludi melodici, mentre "Drones" è semplicemente la miglior canzone dell'album insieme alla title track. Proprio "Archetype", la canzone, mi ha colpito molto, la melodia prende quasi il sopravvento sulla potenza della batteria. Le industrie che creano cose irreali vengono attaccate in "Corporate Cloning". Una specie di ballad-industrial è "Bite The Hand That Bleeds", i ritmi si smorzano e si aggiunge un altro punto a favore dell'album. "Undercurrent" è una delle tante nell'album, ma è una buona canzone, mentre il ritornello di "Default Judgement" è profondo come gli abissi (non sapevo che mettere!). "Bonescraper" è violenza sonora e ribadisce "Cyber Waste" senza togliere né aggiungere. Si trova pure il tema della guerra (Iraq esattamente) in "Human Shields" e dimostra che l'album mantiene uno standard qualitativo assolutamente elevato. "Ascension" è un sibilo di sette minuti (chiamiamola strumentale) e "School" chiude in bellezza.

"Soul Of A New Machine" è buono, "Demanufacture" è ottimo e "Archetype" è eccezionale. Penso di aver detto tutto, quindi se dovete "buttare" via 20 euro compratevi questo disco, non ve ne pentirete.

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