Non accenna a placarsi la terrificante onda d'urto dei Fear Factory; sono i primi mesi del 1996 e la "Fabbrica del Terrore" è di nuovo tra noi. L'anno prima la band di Los Angeles ha pubblicato il secondo lavoro sulla lunga distanza, quel "Demanufacture" autentico colosso musicale di smisurata potenza. Nasce la dicitura Cyber-Thrash-Metal per classificare il marasma sonoro impressionante generato dai quattro californiani.

Una colata siderurgica di acciaio fuso è ciò che si ricava nell'ascolto dei quattro brani che vanno ad edificare questo singolo; un quarto d'ora di massacro uditivo senza ritorno. Un buio e claustrofobico tunnel da percorrere a folle velocità; un viaggio di sola andata verso il nero abisso. Freddo e profondo. La produzione spaventosa e a tratti fin esagerata è di Colin Richardson.

Il torrenziale macello viene aperto dalla title track, presente in due versioni pressochè identiche a parte il diverso minutaggio: "Dog Day Sunrise" è una cover dei poco conosciuti Head of David, band Industrial-Noise dove si è fatto le ossa un certo Justin Broadrick (...GODFLESH...). Si prosegue con il remix di "Replica": la voce declamatoria e densa di effetti di Burton C. Bell, la chitarra Techno-Elettronica di Dino Cazares capace di creare un moto ondoso che spazza via ogni resistenza; ed infine il drumming in costante doppia cassa ed in controtempo di Raymond Herrera. L'incubo di Blade Runner che diventa Musica.

La corsa termina con "Concreto" e sono vivi dolori: brano che si posiziona a metà strada tra i già citati Godflesh e gli Slayer. Un insano mid-tempo ultra pesante, saturo di atmosfere sintetiche ed ossessionanti; difficile spingersi oltre, anche per i Fear Factory. Ed infatti la fase più estrema della band qui si conclude; una carriera che ancora prosegue ma i fasti incontrollati dei primi dischi sono un lontanissimo ricordo.

Ad Maiora.

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