Fino a qualche anno fa Dino Cazares e Burton C. Bell non potevano neanche vedersi, figuriamoci scrivere un disco schiacciasassi come questo assieme. Galeotto fu quel concerto dei Ministry che riavvicinò i due musicisti.

Nei Fear Factory c'era un evidente bisogno di Dino Cazares poichè negli ultimi anni la formula "Christian alla chitarra a fare le cose che faceva Dino" ha funzionato un disco (il bellissimo "Archetype") ma già dal disco successivo (il deludente "Transgression") la nuova ricetta aveva smesso di dare i suoi frutti. La Fabbrica che tanto aveva impaurito ed innovato negli anni 90 stava per chiudere definitivamente.

Per ancora non chiari motivi di questo inaspettato ritorno fanno parte appunto i soli Cazares e Bell della formazione storica, il cyborg Herrera e il bassista di origine belga Wolbers sono stati estromessi dalla rinnovata coppia e sostituiti dall'ex-Tutto (inutile stare a rifare la lunga lista delle band nella quela il buon Gene ha prestato servizio) Gene Hoglan e da Byron Stroud (già al basso sugli ultimi due dischi senza Cazares); oggi i due esiliati hanno messo su assieme a metà "Threat Signal" gli Arkaea, deludente complesso  industrial-metalcore il cui esordio "Years in the Darkness" stra-perde miseramente il confronto con questo allucinante "Mechanize", a tutti credo dispiaccia (dal punto di vista affettivo-simbolico) che ci siano solo metà Fear Factory qui dentro questa reunion ma sentendo gli Arkaea, sotto il profilo musicale, non credo proprio che sarebbe stata la stessa cosa.

L'unico appunto che si può fare a "Mechanize" è il suo essere, fondamentalmente, un disco nostalgico, la Fabbrica della Paura che nei 90 aveva costruito un nuovo modo di intendere il metal oggi nel 2010 si rituffa nel glorioso passato, il passato di opere futuristiche come "Soul of a New Machine", l'epocale "Demanufacture" o "Obsolete", è tutta li l'essenza di "Mechanize" che tra i primi tre album della band si soprattutto riavvicina, fino a sfiorarla, alla grandezza del secondo disco. 

Un Dino Cazares in ottima forma (un bene dopo il recente e deludente disco dei Divine Heresy "Bringer of Plagues", distante anni luce da "Bleed the Fifth"), una sezione ritmica Hoglan-Stroud che, ovviamente, disintegra tutto il disintegrabile ma soprattutto un Burton C. Bell in stato di vera grazia (sia nelle parti aggressive dove sembra riemergere la brutalità dell'esordio, che nelle bellissime parti pulite) mettono sul piatto 10 gioielli di industrial death metal (o cyberthrash o come diavolo volete chiamarlo).

Dal cadenzato e strisciante assalto della title track alla consclusiva "Final Exit" (una robotica ed emozionante semi-ballad che ricalca un pò la stupenda "Resurrection" presente su "Obsolete") uno scenario di devastazione, di degrado sociale, di oppressione e di sfruttamento che contrassegna quei (rigorosamente metallici) pugni in faccia quali sono "Powershifter" (che tanto mi aveva fatto godere prima dell'uscita del disco dato che era stata rilasciata in anteprima), il singolo "Fear Campaign" (dal tema molto interessante), la monolitica "Oxidizer" e "Controlled Demolition" (che presenta un ritornello godibilissimo e un finale epico).

Grandi melodie in "Designing the Enemy" (anche qui si rievoca lo stile di "Obsolete" e un pò anche il discusso "Digimortal"), ottimo lavoro anche in "Industrial Discipline" (una delle canzoni che più potrebbero essere rappresentative del disco, una tipica canzone alla Fear Factory di "Demanufacture"), "Metallic Division" è un breve interludio che fa la sua figura.

Il premio per la canzone migliore però spetta decisamente a "Christploitation", al suo ritornello massacrante, al tema portante di pianoforte che mette davvero i brividi e ai velocissimi riffs che strizzano più di un occhio al thrash metal, una delle migliori canzoni dei Fear Factory in generale.

Da menzionare anche il bel lavoro di Rhys Fulber ai samples e alle tastiere (il musicista in questione non è mica un pivello, oltre ad essere stato nei Front Line Assembly è stato il tastierista alla corte di Max Cavalera nell'unica apparizione live dei fenomenali Nailbomb).

Come detto all'inizio, la Fabbrica della Paura, rischiava di fallire, per fortuna le cose hanno preso un'altra piega ed oggi i Fear Factory con "Mechanize" sono pronti a riconquistare il loro posto sulla scena del metal moderno, una posto che li vede ancora una volta tra i primi, tra i migliori.

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