L’album che ha portato successo e popolarità ai californiani Fear Factory è proprio “Obsolete”. Nati agli inizi degli anni ’90, la band originaria di Los Angeles debutta nel mondo metal con “Soul of a New Machine”, creando una sorta di fusione fra death – thrash – industrial metal. E’ proprio questa la sonorità presente nel 5° (direi meglio 3°) lavoro della band. Le uniche novità è un suono molto più “commerciale” e una produzione migliore rispetto ai precedenti dischi, da parte della casa discografica Roadrunner. Il disco è ben impostato con ritmiche e tempi abbastanza forti. La carica di potenza che viene sprigionata a tratti dall’album, ricorda molto quella dei Machine Head.
Le canzoni che spaccano veramente sono “Shock”, che apre (in tutti i sensi) il disco; rabbiosa e piena di odio è “Hi-tech hate”, che assieme a “Freedom on fire” e a “Obsolete”, possono essere chiamate vere e complete traccie “pesanti”. Infatti il resto del disco contiene canzoni nelle quali si alternano riff e ritmi molto trattenuti e dirette e devastanti esplosioni di violenza, contemporanee ai growl del cantante. La prova di Bell Burton è infatti, molto altalenante; i suoi growl sono molto potenti e malvagi, ma quando (molto spesso direi..) ci illustra la sua voce “pulita” sono dolori: abominevole, lenta e per nulla intensa.
La totale mancanza di assoli, stile nu-metal, fa perdere ulteriori punti al disco e al gruppo. Infatti i due chitarristi Dino Cazares (ormai un ex, in quanto passato ai Brujeria) e Christian Wolbers si limitano a produrre insieme al bassista Andrei Shives e al batterista Raymond Herrera, una discreta musica. Presenti nel disco molti effetti “metropolitani”, in stile violenza urbana e radio trasmittenti della polizia. I testi sono ispirati soprattutto a tali “effetti ribelli”. Un discreto disco, che parte ed esplode con poca frequenza e rara continuità, ma quando questo accade diventa tutta un'altra musica.
Carico i commenti... con calma