Federico Buffa, detto “l’avvocato” per via della sua laurea in Giurisprudenza, è un giornalista e telecronista sportivo ma soprattutto lo storyteller più amato e apprezzato del Belpaese. La sua lunga carriera è iniziata alla fine degli anni Settanta, durante la Summer Season dell’UCLA, dove ha studiato sociologia, per poi approdare alla corte del maestro Aldo Giordani. Buffa è stato per un breve periodo agente di alcune cestiste, tra le quali Debra Rodman (sorella maggiore dell’Hall of Famer Dennis Rodman), per poi divenire giornalista pubblicista.
Iniziò con il piccolo schermo, affiancando alle prime telecronache sulla pallacanestro l’attività giornalistica per il mensile Superbasket, in un continuo crescendo professionale. Lavorando prima con Franco Arrigoni come seconda voce per il commento dei match di basket NCAA e poi con Flavio Tranquillo per la NBA, Buffa iniziò a mostrare le proprie doti di narratore, coinvolgendo e fidelizzando il pubblico fin da subito.
Sarà questo il viatico che lo condurrà sulla strada del teatro, una passione che Buffa porta avanti parallelamente all’attività televisiva, che negli anni gli ha consentito di raccontare in modo unico e coinvolgente tante iconiche storie di sport. Ultimo e più recente lavoro, il documentario per Sky Sport “Federico Buffa racconta Gigi Riva, l’uomo che nacque due volte”, che gli ha consentito di aggiudicarsi lo Special Award del Premio Cicognini.
Aldo Grasso ha detto di lui: "è un narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni, in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo."
Martedì 26 marzo 2024 Federico Buffa è tornato a teatro con il suo nuovo ultimo spettacolo, “La Milonga del Fútbol”, partendo dal Manzoni di Milano, dove chiuderà la tournée il prossimo ottobre. Con lui il maestro Alessandro Nidi, ad accompagnare la narrazione con note di pianoforte e Mascia Foschi, cantante dalla voce energica e suadente.
Protagoniste sono le gesta di tre leggende mancine del calcio argentino e mondiale, che si intrecciano con la storia del calcio italiano. Si parte dal piroscafo Mendoza, traghettatore dei destini di tanti italiani, che ad inizio Novecento salperanno dal porto di Genova per trovare fortuna in Argentina.
Su quella nave c’era anche la famiglia Cesarini da Senigallia, in particolare il piccolo Renato, uno dei tanti “tanos” che faranno la storia dello sport più amato al mondo. Da lui nacque l’espressione “Zona Cesarini”, per la capacità di “El Tano” di risolvere le partite nei minuti finali di gioco. Con lui la Juventus vinse cinque scudetti consecutivi negli anni Trenta e grazie a Cesarini arrivò a Torino un altro grande argentino, Omar Sivori, seguendo un immaginario fil rouge che porterà poi dritti verso il mito di Diego Armando Maradona.
Sivori, detto “El Cabezón”, talento geniale e sregolato, che aveva fatto la fortuna del River Plate e che porterà alla Juventus altri tre scudetti, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Sarà protagonista di uno scatto iconico, immortalato mentre provava a consolare El Pibe de Oro dopo la sua incomprensibile esclusione dai convocati del Mondiale del 1978.
Diego Armando Maradona, che era l’idolo di una nazione vittima della dittatura del generale Videla e che in Italia farà la storia, consegnando al Napoli di Ferlaino i primi due storici scudetti della sua storia.
Cesarini, Sivori, Maradona.Tre nomi che mettono i brividi ai veri amanti del “fútbol”, tre uomini che condividono le stesse origini e lo stesso sangue italiano, come la medesima capacità di poter prendere parte ad uno straordinario racconto corale.
Buffa ci spiega che il calcio è nato in Inghilterra (“è caduto dal taschino degli inglesi”) ma l’amore per il calcio è nato in Argentina. Che le più belle storie di sport di quegli anni sono inevitabilmente legate al mare e alle navi. Lo fa tramite il tango costante del suo racconto, affiancato dalle note e dai passi di danza dei sui compagni di viaggio sul palco. Ci fa ridere con incursioni al limite del comico.Ci fa commuovere e riflettere mentre sussurra parole che raccontano le ultime ore di vita e fama del Pibe de Oro, facendo scorrere fotografie in bianco e nero, che virano poi sul più bel gol che campo in erba abbia mai visto, durante quel magico Argentina - Inghilterra del 1986 in Messico, neanche fosse una poetica e brusca dimostrazione di sudditanza.
Rivediamo davanti a noi i passi dei milongueros, le loro follie fuori dal campo, la loro spavalderia e la viscerale passione per il gioco.
Tutto grazie all’incredibile capacità interpretativa di un professionista che, attraverso la sua passione e competenza, ha trasformato la narrazione sportiva in arte.
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