"Io ho capito cosa vuoi fare. Tu vuoi raccontare la confusione di un uomo dentro di sè"
Questo film è un'autopsicanalisi e quindi un gioco tra la realtà, i ricordi, il passato, le immaginazioni, le fantasie, i desideri.
L'antefatto è: dopo aver fatto La Dolce Vita e un cortometraggio (Le tentazioni del dottor Antonio) Fellini è ad un impasse, dopo un capolavoro subentra la paura di fare qualcosa di mediocre e la paura soprattutto di aver completamente esaurito ciò che poteva dire, che la sua vena creativa sia inaridita. Fellini stesso non aveva pronta nessuna sceneggiatura del film, non ha più idee ed è deciso a buttare la spugna finchè un giorno au una festicciola a Cinecittà ecco il lampo di genio, l'idea: il film parlerà appunto di un regista che non ha nulla da dire, che voleva fare un film ma non ricorda più cosa voleva fare perdendosi nello smarrimento interiore.
Fellini non aveva nemmeno un titolo da dare al film così gli mette il numero 8 1/2 in quanto è girato dopo 7 film e un corto.
La trama si delinea su piani narrativi diversi e simultanei mescolando la vita reale, la fantasia e il passato, i provini e il film nel film: i fatti si svolgono in una moderna stazione termale in stile liberty dove Guido (Marcello Mastroianni feticcio di Fellini) un famoso regista di 43 anni (l'età reale di Fellini in quel momento) non riesce a dar una forma al suo film. Tutto l'entourgae lo mette alle strette, i produttori, l'attrice francese, gli assistenti: qual'è la trama? di cosa parlerà? Nessuno lo sa, tutti aspettano credendo che lui sappia cosa fare ma non lo sa nemmeno Guido.
Guido quindi inizia a scrutare in se stesso nella sua vita, nel film che deve creare e nella donna del sogno da raggiungere (Claudia Cardinale) mentre rivive le sue ossessioni, i suoi dubbi le sue passioni, le donne della sua vita : Carla l'amante (la dolce e procace Sandra Milo) e Luisa la moglie paziente e arrabbiata (la splendida Anouk Aimée), l'amica (Rossella Falk) e i ricordi lontani della memoria: l'infanzia, i giochi da bambini, la casa in Romagna, l'educazione cattolica e i giochi amorosi della Saraghina.
Tutte queste figure, questi fantasmi, questi ricordi, questi desideri si affollano nella sua anima mentre si prepara la conferenza stampa e i giornalisti si accalcano, lo attendono per sbranarlo con ferocia: Guido si sente spacciato, ormai non ha piu tempo ma come dice Fellini "non può fare a meno di entrare fino in fondo nella confusione attuale, confrontandosi con tutte le parti di se stesso e con tutti i personaggi, i fantasmi, i mostri dentro e fuori di lui, per arrivarli ad accettarli, ad amarli, ad assegnare a ognuno il proprio posto fino a unificarli in una sintesi creativa che rappresenta un nuovo equilibrio": il che non è altro che il processo psicoanalitico (Fellini aveva da tempo iniziato una psicoanalisi). L'attraversare tutto ciò, che è quello che vediamo nel film, che vediamo attraverso l'Io di Guido non secondo la logica esterna ma secondo la logica dell'inconscio lo porta a un insight, a una ristrutturazione: in questo girotondo barocco, kitsch ed eccessivo da circo sente la vita, sente sè stesso (mi sento come liberato, tutto è buono tutto ha un senso tutto è vero...questa confusione sono io, io come sono e non come vorrei essere e non mi fa più paura...dire la verità quello che non so, che cerco, che non ho trovato...solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna): il film quindi si farà!
Il film mostra esplicitamente il genio di Fellini sia nelle figure ( le scene lunari e surreali dei giardini, delle terme), nella scelta perfetta degli attori, nella padronanza delle scene (ad esempio la scena finale dove nella parata da circo si esterna la fantasia e la poesia di Guido/Fellini che ha ritrovato la sua arte).
E' difficile spiegare il motivo perchè questo film è splendido uno dei più belli, con una modernità e una bellezza delle scene che sono presentate con una accuratezza e una fluidità perfette (splendida la scena quando è in macchina che pensa, con tutte le sue figure che ruotano intorno a lui), con tutte queste voci esterne, queste figure, queste donne che sono solo riflessi delle voci interne, dei tanti se di noi stessi.
Musica splendida di Nino Rota.
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