Fellini: I vitelloni.(1953)
Qualche sera fà, su una sperdutissima tv locale romana, mi è capitato di rivedere dopo tanti anni, uno dei primi film di Fellini, "I vitelloni".
La pellicola, ahimé, era di quelle non restaurate, con un b/n onirico, opacizzato, globoso e argenteo come un sgombro marcio,
e pure l'audio attufato, ma chissà per quali virtù sonore, da mono si era trasformato in una sorta di old tellye surround: insomma questa vecchia pizza aveva dell'alieno rispetto ai dvd moderni, e questa telenonsocosa forse stava trasmettendo da base luna.
Eppure, non so, quel malioso movie che usciva dal mio 16:9, mi ha catturato e me lo sono sciroppato tutto fino al the end.
Tralascio la trama e corro al finale....
Il viaggio di Fellini verso Rimini inizia nello stesso istante in cui la lascia, come Moraldo, il protagonista de I vitelloni. Tutti ricorderanno la sequenza finale in cui Moraldo dal finestrino del treno che sta prendendo velocità «vede» nell' intimità delle diverse camere da letto gli amici assopiti nel loro torpore provinciale. Gli «interni» immaginati oscillano come se fossero anch'essi issati sul treno, suggerendo con grande efficacia la sensazione di uno «trasloco di ricordi» che sta per prendere il sopravvento sulla realtà.
È lo «iato» della memoria che ha già iniziato a provvedere alla ri-sistemazione poetica del passato. Moraldo, in partenza, si trova già in condizione di «ricordare» gli amici che sta lasciando. Sono le prime avvisaglie di un sistema fellini che scarta, deraglia dalla lezione del neorealismo: la memoria deve viaggiare anni luce lontano, nel tempo e nello spazio, allontanarsi dai luoghi dell'esistenza per ricostruirli mediante la fantasia vera ed il ricordo sfalsato, creando un ibrido mostruoso, tra il dinosauro antidiluviano e il futuribile androide. Solo così si riesce a ricreare il proprio vissuto nella finzione filmica.
Il recupero di Rimini si realizza quindi attraverso le leggi contrapposte dell'oblio: è un luogo confuso, a metà strada tra la memoria che lo riscatta e l'oblio che lo s-opprime. Dalla genericità espressiva dei primi film, Rimini si dilata progressivamente fino a divenire, in Amarcord, la patria ideale dei ricordi e della creazione.
E infatti, nella realtà è il mare di Fregene e non di Rimini, quello in cui i suoi "Vitelloni"vanno a sfogare le malinconie di una vita che a loro va stretta.
Finto, di plastica, di cartone, di stoffa: il mare di Federico Fellini è sempre stato una falsificazione. Eppure, in un modo o nell'altro, l'ha messo quasi sempre nei suoi film,perché se lo portava nel cuore, perché sul mare, a Rimini, era nato.
Ci finiva spesso, abitandovi una parte dell'anno, a Fregene, perché per lui era una "Rimini più vera della vera Rimini"."I Vitelloni", che potevano apparire memorie della sua giovinezza di provinciale diventano un'opera ancora attuale e fuori dal tempo. Il Maestro se ne è andato, lasciando un segno indelebile e inconfondibile nell' Immaginario del '900, costruendo mondi inesistenti ma così simili ai nostri, portandosi sempre dentro un'immagine emblematica: "I ‘Vitelloni' di spalle, su quel pontile che si avventura nel mare, un mare oleoso, grigio, d'inverno, con un cielo basso, denso, nuvoloso, il rumore della risacca, lo stridìo dei gabbiani.
E ora mi congedo, un saluto particolare ad iside e il paolo. Eppoi un piccolo brindisi: nonostante la crisi euro dollaro, viva lo stellone italico, e ..
Buon ferragosto a todos los vitellones torones e manzones nostranos!
Carico i commenti... con calma