Se siete persone normali, al mattino, quando aprite l'armadio, dentro dovreste trovarci degli scheletri. E poi dovreste provare un senso di paura, se lo scheletro velo hanno gentilmente regalato, o di fastidio e schifo, se il regalo ve lo siete fatto da soli. Il buon senso dovrebbe suggerirvi di recuperare rapidamente i panni con cui vi travestirete per affrontare un nuovo giorno, e di chiudere l'anta e dimenticare che il vostro passato, in qualche modo, è presente. La vita, a molti di noi, insegna questo: essere manchevoli dal punto di vista della sincerità, salvaguardare il benessere di un momento sperando che le tinte scure restino solo in cielo. E poco importa se dovrà essere autunno sempre. Egoismo, chiusura e che me ne frega a me, nello scintillio di una dentatura appena rimessa a lucido da un dentista che non emette fattura ma solo sentenze spietate sulle bocche degli altri, e che con le bocche degli altri mangia.
Poi ci sono pochi altri che di ossa saranno collezionisti del tutto. Ma che di quegli scheletri amano parlare. Dei brandelli di carne che paiono ancora essere umidi di vita. Ci sono dei cantori del benessere e del malessere, dell'euforia e dalla malinconia, dell'illusione e dei fallimenti. Gente che, a detta di altri, ama sputtanarsi per due spicci e che forse lo fa per una sorta di insanità mentale. Magari provano a vedere quanti pesci abboccano e gettano l'amo.
L'amo, Fiumani. Prolifico padre di momenti popolar-personali, autore di faccende bipolari. Se lo prendi elettrico è new wave, punk e post-punk. Se lo prendi così com'è, ridotto all'osso, puoi avvicinarti al suo lato d'autore e d'essai. Ne senti la foga urgente di doverlo dire, cazzo. Che i tabaccai sono fantastici, che le sigarette sono finite alle undici e mezzo di un giorno di festa e che Pasqua può essere anche questa. Una giornata di respingimenti autoimposti. Un italiano con la chitarra in mano, assolutamente impossibile da esportare. L'antiCutugno, forse fa ridere ma mi piace pensarlo così. Il muro di fortezza che mi (ci?) difende dallo sciattume che risponde a tanti cognomi di italiana forgia masticati con gusto dalla Russia alle Ande.
L'infallibile arma chitarra spara colpi come quelli dei pistoleri buoni nei film di Sergio Leone, se buono è un aggettivo spendibile in questo caso. La chitarra è fiera seguace di una voce che prima ci prende, poi non la prende e infine si riprende. Perché l'importante non è cantare ma interpretare la propria forza, il proprio sapersi vendere e anche il disagio. Una voce rifinita con la carta vetrata, giovane e bella, ma anche interrotta, forse, da un'espressione di domanda del tipo "che cazzo ci sto a fare qui". Forse, il dilemma che un Fiumani dovrebbe portarsi dietro per tutta la vita. Ci sono palchi grandi quanto piazze, e piazze che attendono costipate anche in posti piccoli e marci, fetidi, con un solo faretto per illuminare un intero palco. Mi piace pensare che esista questa figura in un certo senso eroica, capace di brillare di luce propria. Necessaria come l'acqua che te ne accorgi quando manca, desolata come nei giorni di chiusura delle fabbriche quando fa caldo, intelligente e attenta quando sceglie di ingoiare i versi di Dalla e Roversi e di farti versare qualche lacrima senza far versi, a distanza di anni, ascoltando una "Tu parlavi una lingua meravigliosa" che parla di una stazione qualsiasi, proprio come le vite di chi ci passa (le nostre) sono anch'esse "qualsiasi".
Confidenziale ci regala la forza di queste fette di vita e di questa vita fatta fette e messa su un piatto in frigo, in attesa che qualcuno passi di lì a prendersela e cucinarla, prima che sia troppo tardi. Confidenziale è una formula live ancora pienamente in voga per Fiumani, che probabilmente costa poco ai titolari dei locali che lo ospitano. Da un certo punto di vista è come avere i Diaframma senza basso e batteria. Se si allarga lo sguardo, è avere di più, è avere l'immediatezza dentro casa a far felici ospiti tristi.
Certe volte bisogna farsi sferzare dalla cinta di cuoio di un altro che sappia farti osservare dal di fuori. Confidenziale è un album di genuine italian leather, di sofferenza e rabbia. Qui si colgono le genesi di grandi canzoni, la sicumera da faro di un'epoca, l'incertezza e l'inadeguatezza che si possono provare davanti a un occhio di bue puntato addosso e nel cerchio di luce ci sei solo tu che neanche sai a chi stai effettivamente parlando. Ascoltando con attenzione si sente proprio che in quel momento per davvero non valeva la pena ricominciare.
E invece noi ricominceremo, ogni mattina, a riaprire l'armadio e far finta di niente.
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