Fiumani sta invecchiando e lo si avverte benissimo ascoltando questo suo scialbo e poco ispirato esordio da solista. Tolto lo scudo del marchio Diaframma, questa appare davvero l'unica scelta corraggiosa operata dal musicista fiorentino nella realizzazione del cd.
Le canzoni sono in classico stile fiumani stavolta de-diaframmanizzate nel suono e arrangiate con suoni e atmosfere da cantautore confidenziale. E questo mood sembra funzionare nel primo brano "L'incendio", che non so perchè mi ricorda le ballate contenute in "Non è tardi", suo disco degli anni '90. E' l'insieme che scoraggia e delude un pò. Anzitutto le canzoni che, tranne qualche lampo - penso ad esempio al ritornello di "Cara Elisabetta" o alla melodia metà Lennon e metà Gino Paoli di "Perdonami di essermi innamorato di te" - risultano deboli e già sentite. La già citata "Cara Elisabetta" ha la strofa incredibilmente simile a qulla di un pezzo di De Andrè (indovinate quale).
Il tema ricorrente della nostalgia e del tempo che passa trattato ora con sarcasmo e cinismo ora con dolcezza e rimpianto, ormai è il leit motiv dei suoi ultimi lavori e questo non fa eccezione. Ma i testi e il lavoro melodico operato non aiuta a far decollare il disco anzi accentuano ancora di più la povertà di idee messe sul "piatto" musicale tant'è che sembra di ascoltare alcune volte un complesso di piano bar che coverizza le canzoni dei Diaframma.
Ho amato da morire la musica di Fiumani e sono ancora convinto che abbia talento da vendere ma viene veramente di dire che l' unico momento memorabile del disco siano gli ultimi 40 secondi de "L'ora più bella"...
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