Esordio targato 1997 quello dei gallesi Feeder, trio a parere di chi scrive tra i più sottovalutati della scena rock inglese.

Chi li conosce per album come "Comfort In Sound" o "Pushing The Senses" rimarrà sorpreso nell'ascoltare questo loro esordio discografico. Sonorità più dure influenzate dal rock americano e dal grunge. Poche le stupende ballate a cui ci ha abituati nel corso degli anni la band capitanata da Grant Nicholas, molti invece i pezzi più duri e tirati. Si parte subito in crescendo con "Polythene Girl", brano veloce e spensierato per arrivare a "My Perfect Day", pezzo davvero bello e singolo mancato. Come dicevo poche ballate ma incisive. "Suffocate" è una piccola perla acustica e "High" è un vero e proprio inno che ha donato al trio il successo in Inghilterra. Altro brano degno di nota è sicuramente "Descend", forse quello in cui più di tutti si sentono gli echi "nirvaniani" e in cui Grant dà libero sfogo alla sua voce. Non manca però qualche caduta di stile come l'insipido singolo "Tangerine" reputata dallo stesso Nicholas come uno dei pezzi peggiori scritti dai Feeder. In Polythene comunque la malinconia degli ultimi lavori è ancora ben lontana. Lo dimostrano pezzi divertenti e disimpegnati ma mai stupidi e banali come "Cement" e "Stereo World". Chiusura del disco soffusa e sognante affidata all'eterea "20th Century Trip" che riporta la calma dopo la tempesta.

"Polythene" è un album poco brit e forse anche poco maturo ma sicuramente un lavoro valido, pieno di rabbia e chitarre graffianti. Degno esordio per una band che purtroppo non è mai riuscita fuori dal Regno Unito ad ottenere il successo che meritava.

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