E’ sufficiente leggere il titolo di questo esordio per capire di che pasta siano fatti questi giovanissimi Feet.

Indie band di Coventry, arrivano all’opera prima con questo “What’s Inside Is More Than Just Ham”, e vi riversano dentro tutta la loro irriverenza e la loro stravaganza. Indie, britpop, rock, doo-wop, funk, punk, psych-pop: nessun genere è ignorato da questi amabili cazzoni britannici che confezionano un esordio incredibilmente poco coeso, e proprio per questo irrimediabilmente divertente e stracarico di fascino.

Il punto di riferimento principale sembrano essere i Blur: chiaramente non quelli sperimentali del post eponimo del 1997, ma nemmeno quelli strettamente britpop di “The Great Escape” e “Parklife”. Piuttosto, quelli ancora da sgrezzare di “Modern Life Is Rubbish”, misti all’irriverenza e alla cazzonaggine dei Libertines. E poi Happy Mondays, Buzzcocks, Super Furry Animals e Shame (tutti citati dalla band stessa), a creare un mix incendiario e prorompente.

Niente di avventuroso, quindi: per ora i riferimenti sono tutti lì. Ma i Feet sono molto bravi e riescono ad esprimersi in maniera variopinta e personale, riassumendo nell’ottima opener “Good Richard’s Crash Landing”, un saliscendi di ottima fattura, più o meno tutto il contenuto che troveremo successivamente.

I momenti più immediati sono stati tutti estratti come singoli anticipatori: si va dal britpop classico di “Ad Blue” e della fantastica “English Weather”, al garage intinto nel post punk di “Petty Thieving”. “Outer Rim” è praticamente un’erede di “Advert” dei Blur, “Chalet 47” è punk psichedelico quanto basta mentre “Wiggy Pop” chiude in scioltezza con un delizioso surf rock.

Il perfetto missaggio di Alan Moulder (non era facile far suonare così limpidamente un’orgia sonora del genere) ci consegna un esordio convincente; se i ragazzi nel prossimo album riusciranno ad incanalare per bene tutte le loro pulsioni artistiche, ne vedremo delle belle.

Brano migliore: Good Richard’s Crash Landing

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