Il sodalizio artistico tra i due nigeriani Fela Kuti e Tony Allen ha generato, tra il 1964 e il 1979, una discreta serie di capolavori da tramandare ai posteri. Tra cui questo disco del '75, ora riproposto in formato CD assieme a "He Miss Round" dello stesso anno. Per il collettivo Africa '70 (cambieranno nome diverse volte) la consuetudine era dare alle stampe uno sproposito di dischi all'anno, il più delle volte un solo lungo brano formato-suite per lato.
Due creatività complementari a dirigere le performances di una decina di elementi, un numero relativamente ridotto di personale per il tipo di musica proposta (si aggiungano altrettante ballerine nelle esibizioni dal vivo). Questa è la formula dell'Afrobeat, riedizione in salsa africana di sonorità Funk e Jazz. Il gruppo si ergeva da un lato sulla capacità compositiva, il cantato e gli elementi melodici diretti da Fela Kuti, dall'altro sull'indiscutibile bravura di Tony Allen nella gestione della fase ritmica, oltre al suo apporto più che generoso alle percussioni - che limitava l'utilizzo di ulteriori musicisti. I testi del polistrumentista-attivista-poligamo Kuti non furono soltanto intrisi di tematiche sociali e Panafricanismo, ma si riferivano anche ad una vicenda accadutagli in prima persona nei mesi precedenti: una storia di perquisizioni, di marijuana inghiottita, di analisi delle feci...
Una struttura acida, ma regolare e decisa per "Expensive Shit", decisamente più jazzistica per "Water No Get Enemy". Alla base c'è la stessa identica impostazione, che prevede la semplificazione della composizione e della melodia a vantaggio delle ritmiche. Gli assoli di sax e di piano elettrico sono più dei supporti per il drumming, che non il contrario. Il batterista è solista e slegato dall'assetto del complesso. Ad accompagnare sono fondamentali una chitarra ritmica, il basso e una chitarra tenore, oltre alla presenza di fiati ripetitivi ed incalzanti ripresi dal Funk. Anche congas, sticks e shekere trovano in questa orchestrazione una collocazione naturale.
C'è il groove e le pulsazioni sono il punto di forza di questa musica sprovvista di catene. Attuale ancora oggi, mascherata da una miriade di riproposizioni diverse ma che nelle fondamenta mantengono la stessa matrice. La musica di un continente che troppo spesso (si) è preso a calci, e dei colori che lo caratterizzano. Ecco, sì. Questa è una musica colorata. Di nero, di rosso, di giallo, di verde, di blu.
Carico i commenti... con calma