Mi piace Felpa. Già il precedente Abbandono dava sensazioni positive; e si capisce da chi, probabilmente, venivano quegli spunti un po' in zona shoegaze degli Offlaga Disco Pax. Tipo in Tatranky, avete presente, dopo che Collini dice «ci hanno preso tutto» e parte d'atmosfera. Ma anche nei cambi d'intensità di Kappler.

Perché al Carretti piacciono tanto gli Slowdive e in questo disco si sente: prendi quando entra la tastiera nell'opener strumentale Buio. Oppure in Paura Mai, uno dei momenti più nettamente emuli dei giganti shoegaze e delle atmosfere indie novantiane, pure italiane. Ma soprattutto nella suggestiva, minimale e d'atmosfera Stanotte. E doveva essere lui anche quello degli slide sulla chitarra, negli ODP; Momenti lo dice chiaro.

Ma il confronto con gli Offlaga Disco Pax è un giochino sterile. Mentre Collini costruiva un ponte tra l'introspezione e il nazionalpopolare militante di sinistra, quello di Carretti è un progetto tutto introspettivo e magari anche un po' introverso e auto-accondiscendente, deferente com'è verso le sue influenze. Setup molto standard: basso semplice e pulito; due chitarre con su riverberi, chorus e sporadiche distorsioni comunque dosate, che ricamano alla maniera classica - una arpeggia e costruisce, l'altra armonizza e fa ambiente - e poi drum machine, tastierona e qualche rumore leggero. Pure glockenspiel in Luce, che chiude in serenità col mantra «Non avrò paura», una variazione sul tema della bella Inverno.

Umbratile e notturno, malinconico ma non cupo, l'umore è reso al meglio sì sfruttando le sonorità dei capisaldi di genere, ma con una buona dose di personalità: a partire dall'ovvia rielaborazione linguistica del cantato. Se questa roba funziona o no in italiano, non è facile dirlo e con Felpa il dubbio rimane, anche perché è il cantato che fa registrare le note dolenti: voce troppo asciutta e troppo "davanti" per essere shoegaze fino in fondo, nasina e puberale; linee vocali strascicate e prive di spunti fino alla monotonia. Magari voluta, con quell'aria apatica che tira, ma comunque di monotonia si tratta. Liriche decisamente non indimenticabili. Sarebbe stato opportuno, forse, osare di più con suoni e riverberi, nascondere, filtrare, sdoppiare, modificare e portare dietro. Ma va bene uguale, Felpa resta positivo e sta portando le sue cose in giro. Tocca andare.

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