Esistono registi che non deludono mai le aspettative; uno di questi può essere, che so, Scorsese: andai a vedere "The Departed" convinto di vedere un capolavoro, e così fu. Allo stesso modo, Ozpetek non mi piaceva prima di aver visto "Saturno contro", e non mi piace neanche ora. Premettiamo: non stiamo parlando di un film mediocre o mal fatto, e i dettami del pregiudizio sono stati volutamente sopiti. Eppure ciò che colpisce maggiormente lo spettatore alla fine del film è la mancanza totale di un rimasuglio a cui attaccarsi, di un personaggio più carismatico degli altri, di una battuta particolare. Pur senza nulla togliere al brillante cast, che fa il suo dovere dall'inizio alla fine.
La trama: Davide (Pierfrancesco Favino), affermato scrittore di libri per ragazzi è fidanzato con Lorenzo (Luca Argentero), un ragazzo vitale anche se paranoico. Intorno a loro un affiatato gruppo di amici, formati da Angelica (Margherita Buy) e suo marito Antonio (Stefano Accorsi) (che la tradisce con una conturbante Isabella Ferrari), da Roberta (una sorprendente Ambra Angiolini), dal vizietto della droga, Neval (Serra Yilmaz) e suo marito Roberto (Filippo Timi), Sergio (Ennio Fantastichini), ex di Davide, nullafacente che vive di rendita e il giovane Paolo (Michelangelo Tommaso), bisessuale appena entrato nel gruppo. L'affiatata combriccola di amici si ritrova spesso a fare delle cene tutti insieme, finchè una sera, festeggiando Lorenzo, questi si sente male cadendo in coma. Da qui i ragazzi dovranno fare i conti con i propri demoni, con la paura della separazione e del disincanto, con la difficoltà del dolore e dell'accettare, fino alla liberazione.
Come già detto il film non è fatto male. E' semplicemente troppo "patinato", con la fastidiosa e sentita presunzione di "essere più degli altri" che traspare da una regia buona ma ruffiana e talvolta arrogante, o addirittura manieristica. Il mondo di Ozpetek non prevede paesaggi diversi da quelli dei quarantenni borghesi, brillanti sul lavoro o del tutto allo sbando, ma questo è un problema solo fino ad un certo punto: in tal modo ci si ritrova ad un'analisi psicologica dei personaggi quasi standardizzata, pur avendo dei silenti spicchi nell'estremizzazione e in una finta emarginazione del "diverso", che diverso più non è. Il cast di stelle non ha fatto decollare questo film, che non riesce a non ricordare gli altri lavori del regista ma non riesce a ricalcarne la freschezza e l'originalità. E quindi, stanca. Inoltre, l'impressione che ci siano scene di "pianto a comando" (fuori dal cinema si sprecavano commenti del tipo "è stato bellissimo, ho pianto per tutto il film") e di qualche velata critica governativo-statale (che anzi sarebbe stata di sicuro interesse se non trattata con due frasi dagli attori) danno alla pellicola delle piccole cadute di stile che non giovano di certo al giudizio finale.
Gli attori sono molto calati nelle loro parti: Pierfrancesco Favino è straordinario nell'interpretare l'innamorato distrutto dal dolore della perdita, mentre Margherita Buy è come sempre perfetta nel ruolo di colei che viene tradita ma che ha anche il compito di non lasciarsi prendere dal panico per tenere incollati i nervi del gruppo di amici. Stefano Accorsi è a suo agio in un ruolo a lui abbastanza congeniale, e sulla media anche gli altri attori. Rimane la sorpresa, come su detto, per l'introducing cinematografica dell'ex bambina prodigio di Boncompagni, che si trova meravigliosamente a suo agio di fronte alla macchina da presa, parlando poco e bene e regalando silenziose espressioni facciali che danno una goccia d'ossigeno in un mare abbastanza noioso.
Concludendo, un film non indispensabile se non per il regista, ma non per questo deprecabile o inguardabile. Semplicemente, troppo pretenzioso e contorto su se stesso. I personaggi non rimangono nel cuore degli spettatori, ed anzi, non sopravvivono agli attori che li interpretano, di cui possiamo apprezzare la professionalità tipica che si portano appresso di pellicola in pellicola. Ozpetek si riconferma un regista tecnicamente buono, ma che deve assolutamente decidersi a dare una sterzata alla propria produzione, essendo rimasto fermo a qualche anno fa.
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