"The strangers came and they were not like us. Something else, but wearing the skins of men, the eyes of men, their hands. We took collecting the sounds of them in our flesh, the aorisms of power, without substance, yet entirely substance; an unexplored integrity of sound. In these waveforms of kelestic symmetry, we felt the remote passing into definite. We saw the wings of change form within the ichor of their sounds; a thick smoke, sweet upon the tongue, curling into unimagined shapes that suggested surrender, ecstasy, pain, renewal.......

Our bodies begin to pulsate to a subliminal rhythm and we feel the imminence of contained energy, soon to be released. We dilate our throats to the air and resonate the ancient names. We convoke the Nephilim, and they come to us, strangers with the eyes of men..."

 
Extract from "The Coming of the Watchers", Mesopotamia circa 4000 BC.

"Earth Inferno" ha un sapore davvero particolare, vuoi per essere stata l'ultima pubblicazione dei Fields of the Nephilim in formazione originale (lasciatemelo dire, sia "Zoon" a nome Nephilim che l'ultimo lavoro datato 2005 intitolato "Mourning Sun" nulla hanno a che vedere, anzi infangano, il nome di una leggenda ormai morta e defunta e per questo ancora più fascinosa ed avvolta da un alone di polvere e tenebra) vuoi perché è un live album che raccoglie in soli nove brani, della durata complessiva di circa 78 minuti, l'epopea di una band che in soli tre full lenght (più una miriade di singoli, Ep e raccolte "postume"), ha, a mio avviso, saputo regalare alla musica moderna qualcosa di infinitamente originale, trascendentale, inclassificabile ed etereo nel contempo. Dagli esordi conditi da forti retaggi bluesy e western, con tanto di rimandi allo spaghetti western di Sergio Leone, fino al maestoso ed epico gothic rock "sumero" di "Elizium", i nostri sono stati capaci di distinguersi clamorosamente all'interno di una scena new wave/dark/gothic ancora fortemente in debito verso la tradizione di rottura di derivazione post punk/electro e di lasciarsi alle spalle numerosi proseliti che comunque mai seppero raggiungere le vette compositive dei nostri (vedasi i pur ottimi Garden of Delight).

Il live album in questione è stato registrato unendo le performance dei Fields of the Nephilim in tre diverse date a cavallo dell'autunno 1990, cioè al Brixton Accademy, al Wolverhampton Civic Centre ed all' Hamburg SportsHalle e rappresenta la sublime testimonianza della loro capacità di creare atmosfere suggestive, a volte catartiche, a volte cosmiche, variando tra ritmi frenetici, sciamanici e/o riflessivi, passando per chitarre pulite capaci di disegnare arpeggi che sanno evocare le suggestioni di un antico passato (vedi prologo) o distorte, per assoli al fulmicotone di chiara matrice blues/rock anni '70, il tutto legato dalla presenza carismatica, profonda, perfettamente dominante di un mostruoso Carl McCoy alla voce, baritono e rauco narratore/sommo sacerdote del trascendentale suono dei nostri.

Credo sia perfettamente inutile descrivervi song by song "Earth Inferno" (immagino che il possibile fruitore di questa recensione conosca abbastanza bene la discografia del gruppo, nonché la loro proposta sonora, altrimenti meglio iniziare dall'alfa, quindi da "Dawnrazor" e non dell'omega, cioè l'Lp in sede di recensione), quindi mi limiterò a riportarvi la track list:

 
•· Intro (Dead but Dreaming) - For Her Light (At the Gates of Silent Memory - Paradise Regained)

•· Moonchild

•· Submission

•· Preacher Man

•· Love Under Will

•· Sumerland

•· Last Exit For The Lost

•· Psychonaut

•· Dawnrazor

In conclusione, dal punto di vista prettamente tecnico, la qualità audio dell'album è elevatissima (fin troppo, tanto da destare qualche dubbio sull'effettiva realizzazione live senza l'uso di overdub post produzione), la tecnica individuale è sorprendente così come la coesione e la compattezza delle singole componenti strumentali, orchestrazioni comprese. Notevole e suggestivo anche l'artwork, in cui si può trovare un estratto di un' antichissima testimonianza di uno scriba del tempio di Ishur Ninku inerente l'invocazione alla figure mitologiche dei Nephilim (vedasi prologo), peraltro presenti e citati anche nella Bibbia.

Nulla da dire, un prodotto di altissimo livello che pone fine al lungo viaggio artistico di una grandissima band.

Da avere.

Carico i commenti...  con calma