Oggi si recensisce "Grand Unification", album di debutto dei Fightstar uscito nel 2006.
Ma chi sono i Fightstar? Forse qualcuno di voi si ricorda dei Busted, una mediocrissima teen band pop-punk, che facevano le solite canzonette da quattro soldi per ragazzine, vendendo milioni di copie all'inizio del millennio. Il membro più giovane e talentuoso era Charlie Simpson, che però aveva ben altre ambizioni musicali. Intorno al 2004 decise a sorpresa di lasciare i Busted, rinunciando al successo e ai soldi facili, per formare una band con cui fare la musica che riteneva veramente adatta a lui, ovvero l'heavy metal. Già questo basterebbe per fare del ragazzo il mio eroe personale e per firmare ad occhi chiusi un'ipotetica petizione per ergergli un monumento.
I Fightstar si formarono nel 2004 con Charlie Simspon alla voce, chitarra e piano; Alex Westaway alla chitarra e seconde voci; Omar Abidi alla batteria (entrambi conosciuti da Simpson ad una festa) e Dan Haigh al basso. Esordirono nel 2005 con l'EP "They Liked You Better When You Were Dead", che uscì soprattutto, come si evince dal titolo, per fronteggiare il muro di scetticismo che si era creato intorno al progetto, a causa dei trascorsi musicali di Simspon. L'EP fu un successo di critica e pubblico.
Nel 2006 dunque uscì il debutto. Definirne il genere risulta difficile. I FIghtstar vengono solitamente accomunati a quell'ondata di gruppi post-hardcore/emo venutasi a creare negli ultimi anni, ma ciò risulta estremamente riduttivo. La loro musica incorpora infatti elementi orchestrali (quasi sempre una sezione d'archi), un pianoforte, parti acustiche, riff thrash, voci in falsetto alternate a screamings e, più raramente, voci narranti in spoken word. Sarebbe più giusto definirli un'alternative metal band con forti venature hardcore e, soprattutto per quanto riguarda le atmosfere e il pathos, progressive e post-rock. Non a caso il gruppo cita fra le influenze i Deftones, Radiohead, Mono e Explosions In The Sky (!).
La prima cosa che si nota del cd è la stupenda copertina, che ci introduce al concept, ovvero l'ultimo giorno di vita di due persone consapevoli che il mondo sta per finire. Il platter si apre con "To Sleep", un'introduzione da poco più di un minuto che, fra voci eteree e soffuse, ci accoglie perfettamente a quello che sarà l'ascolto.
La prima canzone vera e propria è "Grand Unification pt.1", uno dei singoli estratti, che presenta già tutti gli elementi tipici del sound dei Fightstar. La canzone si apre con un riffone massiccio per poi sfociare in una parte più leggera, in cui il pathos aumenta progressivamente fino al punto finale in cui Simpson viene accompagnato dalla seconda voce di Westaway in screaming, che, vi giuro, a me fa venire la pelle d'oca. La parte di testo recita:
If I wake up
On my own
If something happens
Please come home
E, per quanto banale, riesce ad emozionare tantissimo. Si prosegue con "Waste a Moment", canzone più tranquilla dotata di cori fantastici e un refrain che ti si pianta in testa (I'm not asking for much, I'm not asking for anything...), è anche la prima dove Simpson usa lo screaming. "Sleep Well Tonight" è una delle migliori canzoni del disco e una delle poche che impressionano al primo ascolto, grazie all'intelligenza con cui la band alterna parti pesanti ad arpeggi melodici. "Paint Your Target" è il primo singolo estratto ma è anche la canzone che mi piace meno, non che sia brutta, ma semplicemente è meno bella di tutte le altre. "Build An Army" inzia con un arpeggio per poi diventare violenta al punto giusto per essere considerata la più propriamente metal dell'album, con un indiavolato Simpson che mostra uno screaming credibilissimo; ma, nonostante ciò, non è una delle migliori. La band si riprende alla grande con la stupenda "Here Again (Last Conversation)" che inizia con una semplice chitarra, seguita poi dal basso e dalla batteria, per poi sfociare in distorsioni metal e in un ritornello stupendo, che Simpson canta credendoci veramente:
It hasn't been perfect
For a long time
And now we're here again
In breve, ci ritroveremo a cantare insieme a lui. Per "Lost Like Tears In Rain" vale lo stesso discorso fatto per "Sleep Well" e "Here Again", canzone fantastica, interpretata magnificamente, che si gioca il posto per la migliore del disco. "Open Your Eyes" è bella ma secondo me troppo "standard" per una band come i Fightstar. E adesso arriviamo a quello che oggettivamente potrebbe essere il punto più alto dell'album, "Mono" (il nome è un omaggio alla band giapponese) è un una canzone di oltre sei minuti, che contiene al suo interno un crescendo epico di emozioni e pathos, ed è indubbiamente quella più legata al prog e al post-rock. Da ascoltare assolutamente almeno una volta nella vita. "Hazy Eyes" è bella e orecchiabile, ma purtroppo, essendo dopo "Mono", sfigura rispetto alla precedente. "Grand Unification pt.2" è forse la più difficile del disco, con delle parti narrate sia all'inizio che alla fine (la voce è di un famoso fisico inglese) e un Simpson che canta dolcemente in falsetto accompagnato solo dal pianoforte, per poi arrivare al ritornello (Hold my hand until the waves come, the waves come...).
"Wake Up" è l'ultima canzone (da notare che il disco si apre con "To Sleep") ed è cantata in parte da Westaway. Il protagonista si sveglia e, consapevole che la fine sta arrivando, scuote dolcemente il suo compagno (piacevolmente ipnotica la voce di Simspon mentre ci sussurra "wake up, wake up..."). Non c'è più molto da dire, siamo sempre su livelli altissimi, come tutto quello che abbiamo ascoltato finora.
Ordunque, è "Grand Unification" un capolavoro? A pelle, per quanto riguarda il sottoscritto, assolutamente sì. Soprattutto nelle condizioni in cui riversa la musica moderna, una band così originale non può che far bene. Ma allora perché qua in Italia non se n'è mai sentito parlare? L'unica recensione che si trova (quella del secondo disco, "One Day Son, This Will Be All Yours", anch'esso stupendo) è qui su DeBaser, ma negli altri siti il vuoto cosmico.
Forse noi "alternativi"/"esperti musicali dell nulla" dovremmo farci meno seghe sui dischi dei Gentle Giant o dei Van Der Graaf Generator e aiutare le nuove realtà a crescere. Lungi da me insultare grandissime band che io adoro e che hanno fatto la storia, ma che appartengono ad un passato che non ritornerà mai, almeno che noi non facciamo qualcosa.
Il 16 Ottobre di quest'anno esce il quarto dei Fightstar, "Behind The Devil's Back", dopo una lunga pausa dovuta alla carriera solista di Simpson.
Io lo prendo, e voi?
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