"A far il drone comincio io))))))"..

Deve essere questo il tormentone dell'estate in casa Justin Broadrick, mente di questa sconvolgente creatura che risponde al nome di "Dead Air". Che si tratti di feedback chitarristici, strati insani di polverosa power-electronics vecchio stile o tessiture synth-droniche di 58 minuti la fissazione del nostro è sempre e soltanto una: il suono statico, il mini(massi)malismo, la variazione impercettibile, il suono in lenta evoluzione. Il fottutissimo drone.

Questo disco non fa eccezione: droni dell'altro mondo, scosse telluriche di devastanti fondali noise e melodia che se va bene si riduce a due note per ogni pezzo (di undici minuti, chiaro). Perchè diciamoci la verità: il drone dopo un pò ti rompe pure il cazzo, ma se a farlo è gente del calibro di Broadrick allora il discorso cambia, un uomo una garanzia dovremmo chiamarlo. Mo si è messo a fare persino dubstep, ovviamente a modo suo.. merda paranoica, sotterranea, letale, per corpi e anime. Non bastasse quanto di epocale sta vomitando sotto le sembianze di Jesu (o stava? .. argh... certo se magari pubblicassi meno di 100 dischi l'anno eviteremmo cadute di tale portata).

Intanto rispolveriamo questo ennesimo "Final", pseudonimo che il nostro concepisce a 15 anni con notevolissimi - e ben post-documentati - risultati, un side-project che qui giunge alla sua decima apparizione, datata 2008, fuori per Utech Records (che colgo l'occasione per segnalare, uscite di grande qualità e artwork da paura): un progetto dove l'ex Napalm Death si professa inoltre tra i primi a dare un interpretazione particolare al drone, disaccoppiandolo dalle sue basi storiche di minimalismo/industrialismo/dark-ambient, per portarlo più ad un estetica shoegaze che più malata, marcia e oscura non si puo, un estetica che è quasi una risposta all'etereo dei My Bloody Valentine, ma anche una sporcizia e un fetore di chitarra che richiama a vecchie battaglie di True Norwegian Black Metal, tale da indurci a coniare giusto per l'occasione il termine, più appropriato, True English Drone, roba che affonda le radici nei più luminari sperimentatori industriali (gente con le palle del tipo Zoviet France o Whitehouse insomma) e lo stesso che possiamo sentire ad esempio sull'aka White Static Demon, o nei dischi più diluiti dell'entità Techno Animal (e quindi quei pezzi dove la mano rumorista e la sensibilità artistica introversa di Broadrick è più presente di quella ritmica ed estroversa di mister Kevin 'ti-sparo-la-cassa-dritta-in-faccia' Martin).

Un esperienza difficile da riportare in html, nove tracce sommerse, sotterranee, sporche, nebbiose, merdose, vomitevoli. Grigio totale. Roba totalmente fuori da questo mondo. Daltronde titoli come "Caved" e "Subterrane" dicono già tutto. E che dire di "Slow Air"? Sembrano i suoi Godflesh a cui è stato ammazzato il batterista e a ruota tutti gli altri, rimasti secchi vicino all'ampli, tra hum, loop di massa, fangose distorsioni e mostruosi feedback inarrestabili: cristo che roba. "Fearless Systems" osa invece con l'ambient (oddio, chiamiamola ambient..), in pratica Eno con tutto l'armamentario in tilt, ma anche un Tim Hecker in versione meno nerd), poi questo pazzo se ne esce con roba ultra-sperimentale come "Disordered" e ""Inanimate Air", tirando fuori il suo Io più astratto e claustrofobico (e quindi tanta robba cazzo). E poi ancora "Smeared Air", aberranti segnali da Altrove, "Descendre", nè più nè meno che il suono della morte, "Dead Air", aria morta sì, ma pure le nostre orecchie.

Opporre resistenza è meno facile di quanto si pensi, Dead Air è una mazzata come se ne sono sentite realmente poche. Pazzesco.

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