Finisterre line up:
Fabio Zuffanti: basso, voce secondaria
Stefano Marelli: chitarra, voce
Boris Valle: piano, tastiere
Salvatore Camilleri: batteria
Agostino Macor: tastiere
I Finisterre sono un gruppo italiano formatosi nella prima metà degli anni '90 da ricordare per essere riuscito a riesumare il progressive, genere ormai "morto". L'album che recensisco, "In Limine", è un progressive mediterraneo nello stile della Pfm, ma più sperimentale e jazzato (anche se lo stesso leader del gruppo, Fabio Zuffanti, afferma di non sapere niente a livello tecnico di jazz). La formula che viene fuori è allo stesso tempo omogenea e varia, poichè il gruppo riesce a spaziare tra diversi generi senza tuttavia incappare nel tranello della discontinuità.
"In Limine" è lungo circa un'ora (tanto per un album di progressive) e racchiude in sè la tarantella rock della Pfm (la title-track, "Hispanica"), tratti dello stile dei King Crimson (il jazz rock da camera in "Ideenkleid Leibnitz Frei", le evoluzioni sperimentali di "Algos"), il rock sinfonico dei Genesis ("XXV") e addirittura il folk. L'album è per lo più strumentale, e in questo modo la tecnica dei membri del gruppo viene fuori meglio. I pezzi cantati ci sono, e la voce non è delle migliori, ma non è pessima.
Partiamo con la descrizione dettagliata dell'album: si comincia con un brevissimo "Intro" di soli tredici secondi, che riprende coll'organo Hammond e con il flauto un tema di "Hispanica", un'altra canzone dell'album. "In Limine", di sette minuti, ricorda moltissimo "E' Festa"per le sue atmosfere giocose. Il bel tema di flauto, in seguito ripreso con il piano, fa da filo portante nella prima parte della canzone, interamente strumentale. Alla fine Marelli sforna, su una base di organo, un magnifico assolo di chitarra. Capolavoro dell'album è la genesisiana e barocca "XXV", cantata in inglese dall'ospite Claudio Castellini. Magnifici giri di piano che sorreggono l'ottimo cantato e intermezzi di flauto e sax rievocano alla memoria scenari medievali, a creare un pezzo di forte impatto. "Preludio" si gioca su una base di tastiere e chitarre elettriche sospese nel vuoto e voci sussurrate incrociate. E' un pezzo sperimentale molto riuscito. Segue il jazz rock di "Ideenkleid Leibnitz Frei" (libera ideologia di leibnitz), che alterna momenti frenetici ad altri più calmi, per arrivare al caos finale. In "Hispanica" il gruppo crea una meravigliosa parentesi mediterranea, con il piano e le chitarre spagnoleggianti. Anche questo pezzo è cantato, peraltro discretamente. Il pezzo è meno sperimentale degli altri, ma è uno dei più belli. "Interludio" ha un tema di flauto che si ripete e gioca con il piano, e mi fa venire in mente una lunga camminata nel deserto (ascoltatelo e vedete se vi dà la stessa impressione, ma non credo perchè io sono sbalato :-D). Ed ecco che arriviamo ai due pezzi più lunghi dell'album. "Algos (Ai Margini Della Terra Fertile)", di tredici minuti, è il concentrato sperimentale di fantasia dei Finisterre. Il pezzo subisce innumerevoli mutazioni, dall'inzio di pianoforte, alla parte successiva con il flauto, agli esperimenti con il sintetizzatore, al duello tra piano e violoncello. E'un pezzo riuscitissimo e particolare, che riassume tutte le sonorità dell'album fino a quel punto. L'ultima traccia è la suite di sedici minuti "Orizzonte Degli Eventi". Purtroppo, è secondo me l'unico punto debole dell'album: la voce, che restava contenuta in "Hispanica", qui diventa ambiziosa e risulta irritante. Inoltre ci sono alcuni passaggi a vuoto. Nel complesso, però, è buona, con spunti interessanti e ottime parti chitarristiche. Una cosa strana: la suite mi ricorda, forse per i dialoghi tra le chitarre e le tastiere e per il finale epico, "Grendel" dei Marillion.
Il disco è finito, e dopo averlo ascoltato ci si sente soddisfatti (è bello ascoltare un'ora di buona musica). Non sarà qualcosa di trascendentale, ma questo disco è bello e particolare, e io sento di potergli assegnare cinque stellette, prima di tutto perchè mi piace parecchio, e poi perchè ci vuole un bel coraggio a resuscitare un genere a cui nessuno pensava più.
P.S.: Fabio Zuffanti ha condotto un'infinità di progetti, paralleli e non ai Finisterre, dei quali però io non sono a conoscenza. Se volete saperne di più, leggete la loro scheda di Ondarock, che ne parla molto bene. Il link è questo: http://www.ondarock.it/italia/finisterre.htm. A presto!
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