Pretty Little Thing.
Si, probabilmente il titolo del primo brano potrebbe racchiudere la natura di questo disco.
Recentemente pubblicato dalla Ninja Tune, per la quale l’autore aveva già inciso il primo album, (“Fresh Produce”) "Biscuits For Breakfast" segna una svolta radicale nella produzione di Mr. Fink e si presenta come una gustosa anomalia nel catalogo della label.
Abbandonati i territori di un hip hop innervato di funk nei quali si muoveva l’esordio, imbocca un sentiero apparentemente desolato, lontano anche da ogni tentazione di fornire una personale versione di quella ibridazione tra l’estetica delle macchine e le sonorità della tradizione che sembra essere oggi una delle direzioni favorite, per un numero crescente di musicisti, nel percorso verso una moderna ridefinizione della forma canzone.
Fink raccoglie invece, con delicata sensibilità, l’essenza di un suono che ha radici nella zona più crepuscolare della tradizione folk e blues, liberandolo di ogni possibile orpello.
E sciogliendolo in una dimensione soul, morbida e vibrante.
Si avvale dell’essenziale dipingendo, con tratti lievi ma sicuri, nove quadri per lo più acustici, dai sobri e raffinati arrangiamenti, dove collocare le storie che la sua voce, intima e calda, è in grado di narrare con stile.
Questione di stile
Uno stile che si dimostra molto personale, anche quando sullo sfondo appare, quasi inevitabilmente, il fantasma del primissimo Ben Harper.
Se le più recenti derive di quest’ultimo, infatti, sono segnate dalla sovrabbondanza, la piccola, graziosa creatura di Fink vive di un’ispirazione in grado di donare una nuova, splendida veste anche ad un brano come “All Cried Out” di Alison Moyet. Semplicemente spogliandolo per poi metterne in luce la natura sensuale attraverso una delicata versione acustica affidata a due chitarre e ad una voce sussurrata ma intensa.
Ma si dall’inizio, da quella “Pretty Little Thing” che lo apre in modo eccellente, il disco è una piacevolissima sorpresa che non tradisce proseguendo nell’ascolto.
Si entra con naturalezza, nel suo sobrio ma accogliente universo sonoro. Anche quando quel che ci rivelano le parole, come in “Pills In My Pocket”, è il volto della disillusione.
Fink sceglie poi un blues classico e minimale, “Hush Now”, per lasciare spazio alla voce di un’ospite femminile, Tina Grace. Che si dimostra perfettamente a proprio agio, muovendosi nell’atmosfera estenuata e fumosa plasmata dall’andamento del brano con una seducente grazia felina.
Ma è in perfetta solitudine, chitarra e voce, quando ci accompagna, con la scarna “Sorry I’m Late”, verso l’uscita.
I feel like I'm 21 all over again
Leggo in un’intervista a Fink del suo apprezzamento nei confronti di musicisti quali Joni Mitchell, John Lee Hooker, John Martyn. E dell’entusiasmo con il quale ha realizzato questo disco, “Mi sento come se avessi di nuovo 21 anni”, dice.
E’ sufficiente ascoltare "Biscuits For Breakfast" per percepire quanto la prima affermazione trovi un eccellente conferma nelle sue canzoni.
Che si direbbero, però, frutto dell’ispirazione di un autore particolarmente maturo, a dispetto dei “suoi” 21 anni.
Un disco lieve ma denso, semplice e carico di atmosfera.
Un nome da seguire con una certa attenzione.
Un ascolto decisamente consigliato.
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