Recensire i Finley (dovremmo dire Pirley?) è come sparare sulla croce rossa: se li esalti vieni considerato idiota, però ti acquisti la simpatia di ragazzine sfigate che si mettono ad urlare dietro l'orripilante "fenomeno" musicale del momento (badate Tokio Hotel e Zero Assoluto), se li odi rischi di cadere nella ripetitività, sparando a zero su di loro come altre persone. Io, senza pudore, mi ritrovo nella seconda categoria e bersaglio questo gruppo italiano (purtroppo...) che suona una musica (?) fintissima di genere praticamente inclassificabile per la bruttezza (Teen-Pop?, qualche loro fan direbbe Punk... ma stiamo scherzando?).
Ecco quindi la recensione del loro triste debutto, uno dei dischi più venduti del 2006... Il loro singolo di lancio, "Tutto è possibile" ha un titolo azzeccatissimo: sono infatti possibili tutte le torture alla band da parte della gente che è stufa di sentire continuamente alla radio quel coro pseudo-stadio particolarmente irritante, e che dire del secondo singolo "Diventerai Una Star", parte con un interessante riff di chitarra, ma poi si perde nella voce infantile e vomitevole del cantante, che offre la sua performance con un testo parecchio idiota e "Fumo e Cenere", ballataccia che ha strappato lacrime a milioni di ragazze italiane... fa veramente schifo, con un testo in cui non si fa altro che parlare di lampioni e marciapiedi e una chitarrina che non sa che pesci pigliare. E poi i due pezzi cult (per modo di dire ovviamente): "Sole di Settembre", ancora più irritante dei precedenti, vi sfido a non tentare il suicidio o a non falciare i passanti con un mitra se arrivate alla fine del pezzo o l'inutile "Dentro la scatola", duetto con un'altra star italiana: Mondo Marcio (bah... per me è di dubbia provenienza), i cui testi vanno tradotti con il vocabolario.
In conclusione, un ultimo dettaglio: il disco è stato distribuito anche in altri paesi, ad esempio in Canada o negli USA, dove si può trovare nei cestoni nice-price... e questo fa pensare visto che l'album ha solo un paio d'anni di vita... che i Canadesi abbiano capito prima di noi?
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