E' in casa di amici di amici che ho fatto conoscenza con quel terrorista sonoro di Math Gustafsson. Soffitti alti e parquet al pavimento, in una bella zona di Strasburgo. Varie persone sedute, non troppo interessanti a dire il vero: siamo arrivati troppo poco in ritardo. Divanetti e poltrone attorno ad un tavolino, un portalampade a forma di carta dei tarocchi, una enorme parete con una foto discretamente psichedelica al centro, dal soggetto che mi è impossibile indovinare. Una libreria disordinata il giusto piena di libri e dischi, ottimo segno. Dischi di Tom Waits, questi mi stanno già simpatici. Nell'angolo scatoloni pieni di vinili, bene. Appena entrato non posso fare a meno di notare il sottofondo musicale: a primo impatto direi dello space/doom, ma c'é un sassofono. Chiesti lumi scopro che si tratta del terzo disco dei "Fire!" in collaborazione con Oren Ambarchi dei Sunn O))).
I "Fire!" sono un supergruppo svedese, nato dall'unione di tre grossi esponenti della scena free jazz nazionale. Dei tre il più famoso é sicuramente Mats Gustafsson, sassofonista estremo dai mille progetti, la maggior parte dei quali devo dire oltre il limite di ascoltabilità per le mie orecchie. Il più quotato tra i progetti sono i "The Thing", che spingono con furia hardcore un free jazz incazzatissimo. I "Fire!" invece fanno un free jazz in salsa krautrock o spacerock, ed in ogni caso hanno un deciso piglio rock psichedelico. Mentre il secondo e terzo disco sono registrati in collaborazione con chitarristi, il primo é il più essenziale, ed é il migliore a cui rivolgersi per scoprire il nocciolo della loro musica.
"You Liked Me Five Minutes Ago" esce nel 2009, ed é una bomba. Mats Gustaffson al sassofono, Johan Berthling al basso e Andreas Werliin alla batteria. Il sassofonista usa anche un Fender Rhodes e dell'elettronica per creare un fondo rumoristico, che assieme alla sezione ritmica tesse un tappeto, una trama, sulla quale il sax disegna i suoi assoli isterici, incendiari. Una cosa che mi colpisce è il suono della batteria, che sembra arrivare dalla stanza a fianco ed è suonata con uno stile molto personale. Da segnalare "But Sometimes I Am", che ospita la voce di Mariam Wallentin. Si apre accarezzandoti dolcemente, con l'elettronica lontana in sottofondo, accompagnandoti in profondità nei tuoi pensieri, per poi deporvi scariche di note isteriche, latrati e strida, lasciando che l'elettronica prenda il sopravvento evocando le nenie ed i gorgeggi di una voce lontana.
Una delle scoperte musicali più sconvolgenti fatta negli ultimi anni!
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