Derek William Dick nasce il 25 aprile 1958 a Dalkeith, nella periferia orientale di Edimburgo.
Fin da piccolo dimostra di essere interessato alla musica, con una passione dapprima per gruppi come Beatles e Kinks, per poi spostarsi a musica più complessa, come quella dei Genesis, degli Elp, degli Yes, di Peter Hammill e dei Pink Floyd. All’età di 13 anni vuole disperatamente formare una band, prova a suonare la batteria, ma poi in seguito decide che è meglio darsi al canto. A 18 anni il suo destino sembra ancora incerto, non gli piace l’ università e nel 1979 parte per un viaggio in Germania. Tornato in patria, va ad un concerto di Peter Gabriel e riesce ad incontrare il mitico cantante, sgattaiolando nel backstage. Questo incontro gli cambia la vita: decide ufficialmente di diventare cantante professionista e si fa chiamare per la prima Fish, dal nomignolo con cui viene perculeggiato il bassista degli Yes, Chris Squire, dagli altri membri della band, una delle formazioni preferite del giovane Derek Dick.
Fallita l’audizione per diventare cantante dei Not Quite Red Fox, riesce ad entrare a far parte dei Blewitt, con una breve parentesi assieme alla Stone Dome Band . Fra il 1980 e il 1981 Fish entra a far parte dei Marillion e comincia la storia che tutti conosciamo, per poi lasciare la band nel novembre del 1988. Da qui ha inizio la storia di Fish come artista solista. Pur avendo lasciato una band di grande successo, il mitico cantante non si perde d’ animo. Raduna una formazione di buoni quanto misconosciuti (almeno dal grande pubblico) musicisti: Mickey Simmonds (tastiere), Frank Usher (chitarra), Robin Boult (seconda chitarra), Mark Brzezicki (batteria), Steve Brzezicki (basso). Con loro inizia un tour dal vivo, una specie di prova.
Il debutto è datato 11 ottobre 1989. Nel gennaio 1990 esce quindi il primo disco di Fish: "Vigil In A Wildeness Of Mirrors". Chi si aspetta di trovarsi di fronte ad un nuovo capitolo in stile Marillion potrebbe rimanerne deluso, chi è un po’ più largo di vedute potrebbe rimanerne piacevolmente sorpreso. In questo album è racchiuso un misto di rock, folk, musica anni ’80 e qualche lontana e quasi impercettibile reminescenza prog. Le musiche vengono scritte tutte da Mickey Simmonds e da Fish, mentre le parole ovviamente da Fish solamente. Senza i vincoli imposti dai Marillion, troviamo canzoni letteralmente invase dai testi, scritte come al solito con la solita raffinatezza e con un tocco di malizia, sullo sfondo di un selva di specchi e con l’immancabile simbolismo alla Fish, che si riflette nella bella copertina, firmata Mark Wilkinson, il quale decise di seguire il cantante, piuttosto che lavorare ancora peri Marillion. Partiamo con il grande pezzo d’atmosfera Vigil, con un bel ritornello e il fantastico intermezzo in puro stile folk, con la cornamusa in evidenza. Big Wedge è invece il brano meno coinvolgente dell’album, con una sezione di fiati e un taglio piuttosto commerciale, più adatta forse per un disco di Phil Collins. State Of Mind è una canzone di protesta contro la politica britannica, con un notevole pezzo di basso nella strofa.
Il capolavoro dell’album è senza dubbio The Company, una canzone che sfiora la perfezione: lyrics stupende, musiche ben arrangiate e un fantastico intermezzo di archi sulle cui ali sembra di poter volare. La voce di Fish è come al solito una cosa fuori dal comune. A Gentleman’s Exuse Me sta a metà far il lento e la ballata, ed è pezzo molto suggestivo ed appassionato, impregnato di una triste dolcezza. L’ossessione dei vecchi tempi ritorna nella canzone The Voyeur (I Like To Watch), una canzone dal ritmo interessante e un bell’intermezzo cantato di tastiera, che parla sostanzialmente di una sorta di guardone che spia il mondo con occhio critico attraverso la… televisione. Con Family Business si torna ai picchi di The Company, un pezzo ricco di pathos, dalle atmosfere inquietanti, che parte lento per sfociare nel ritornello straripetuto. La tastiera e la chitarra (con il suo bell’assolo finale) sono in grande evidenza in View From The Hill, canzone molto simbolica, in cui la figura della collina assume diversi significati, tanto che negli sleeve notes leggiamo: Thanks to MARILLION for showing me the hill. Una frase che parla da sola.
Il romanticismo e la passione vengono sprigionate dalle note di Cliché, ultimo brano dell’album, anche qui con un assolo di chitarra che ricorda un po’ quelli di Steve Rothery e la corista Tessa Niles che già aveva cantato in Clutching At Straws. Nel 2006 è uscita una nuova versione rimasterizzata di questo album, cartonata con 5 bonus tracks: la bella Jack And Jill, la folkloristica Internal Exile con il piffero e i violini in sottofondo, l’isolita rhythm’n’blues Whiplash e le demo di The Company e A Genlteman’s Exuse Me. Di tutta la discografia di Fish, non c’è dubbio che "Vigil In A Wilderness Of Mirrors" sia il disco migliore, un album interessante, originale, fresco e orecchiabile.
In sostanza un esordio notevolmente sbalorditivo.
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