Un duo, chitarra/voce (Gabriele Ferreri) e batteria (Pierangelo Mecca), un sound di impatto, molto diretto, a tratti ruvido e terribilmente rock. Niente giri di parole per recensire "Ciubirismeicheuan", debutto sulla lunga distanza del gruppo bergamasco dopo il già pregevole "Brown Stripes EP".
Affilliati presso Jestrai, i Fiub producono, nel 2006, il più bel disco del catalogo dell'etichetta. Un sound palesemente debitore di un rock desertico, in fattispecie Queens Of The Stone Age (periodo dell'omonimo), Kyuss, Stooges, Brant Bjork; cercano così una via alternativa al continuo paragone con i più blasonati e altisonanti White Stripes.
La formula è semplice quanto efficace: saturare le chitarre di Bigmuff, sparare riff di pochi accordi e picchiare il più possibile sulle pelli. Il loro passato di musici hardcore-punk (Gabriele militava come batterista nei Mugs, Pier nei Longwinded) si allontana definitivamente: la proposta musicale si avvicina sempre più al sound rock'n'roll primitivo di fine '60 - inizio '70, senza per forza citare il revival attuato da Danko Jones e compagnia bella.
"Slowly Wind" è il pezzo che caratterizza il loro sound: chitarra con Mi libero (molte volte accordato in Re) che permette di coprire l'assenza di basso; voce abbastanza duttile che passa dai toni mormorati a quelli urlati; batteria dal ritmo continuo e inflessibile. "Pipòu" ha il classico giro di chitarra che ti rimane in testa e che poi finisci col fischiettarlo nei posti più impensabili. "Suicide Booth" è una lunga cavalcata stoner pervasa dal suono del theremin (suonato da Davide Eseni) che si conclude con una jam bluessaggiante. "Clocks" è il pezzo che non ti aspetti, riff armonico con sottofondo di synth (utilizzati da Luca Ferrari dei Verdena) sorretto da sonorità care ai Velvet Underground quanto ai Sonic Youth e interpretato dalla voce di Martina Togni che sembra fare eco alla mai troppo compianta Nico.
La produzione è soddisfacente, anche se migliorabile sotto alcuni punti di vista (compressioni, suono dei piatti; nel pezzo "2nd lady" la registrazone è opaca e pulita). Sarebbe ottimale potere ricreare il suono che riescono a svilluppare dal vivo anche su disco, creando così un muro di ruvidezza e di potenza che pochi gruppi hanno ultimamente.
"Ciubirismeicheuan" si fa apprezzare nella sua semplicità e nella sua riuscita globale: se riusciranno a slegarsi ulteriormente dalle loro influenze potranno diventare uno dei gruppi immancabili nella personale rock-playlist. Non mi dilungo a spiegare il significato del nome del gruppo o dei testi. Lascio spazio alla vostra fantasia per questo.
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