Ho sempre odiato le band che prendono il nome da una canzone del loro gruppo preferito, che suonano scimmiottando la musica del loro gruppo preferito, che si vestono come quando suonava il loro gruppo preferito, negli anni in cui loro si facevano rubare il merendino durante la ricreazione da bambini che ora fanno i muratori. Hanno un'aria da giovane borghesia di Mtv, queste band, tutta stile, occhiali da sole e vita molto yeah.

Il gruppo preferito di questi Five O'Clock Heroes sono i Jam. Il loro nome viene dai Jam. Suonano come i Jam. Si vestono come ai tempi dei Jam. Quasi sicuramente, guardando le loro facce, si facevano rubare le merendine. Eppure non li odio, i Five O'Clock Heroes. È da un po' che li ascolto, questi angloamericani, e li ho subito presi in simpatia, senza mai capire il perché. Forse perché nessuno se li caga, perché gli ex compagni muratori fanno più soldi di loro, perché me li vedo mentre sorseggiano una grattachecca al tamarindo nel bar sotto casa, seduti in quelle sedie con le stringhe elastiche colorate.

Eppure, voglio dire: questi Five O' Clock Heroes hanno un'originalità pari a zero, suonano come i Clash mescolati agli Strokes, sembrano avere una tecnica musicale equiparabile a quella del mio cuginetto ottenne, affastellano giri di elettrica elementari, basso e batteria ignoranti, strofa ritornello e via, secondo il manuale del pop-rock. Certo, la voce di Ellis è spigliata e allegra, il ritmo è sempre molto sostenuto, "Anybody Home" sembra uscire da un disco dei Madness, le atmosfere sono da Lambrette celesti e da edifici color mattone. Qualche pezzo fa un po' Weezer. "Time On My Hands", "Head Games", "Run To Her", "Skin Deep" sono una sparata di melodie veloci e intriganti. Le canzoni si assomigliano, ma tutte potrebbero essere ottimi singolozzi per smuovere le piste discorock.

È musica che fa sentire un po' fighi, un po' "questo pomeriggio esco, raccolgo qualche ragazza e vado al mare". "White Girls" è una variazione colorata attorno a un riff elementare; "Corporate Boys", sciallata ed estiva, serve per sfottere i secchioni che rimangono in città. Eppure è un figo che sa un po' di proletariato, di t-shirt passate di moda e di Tassoni, di calci al pallone anche se non si è tanto bravi.

Con un po' di cure in più questo disco leggerino e senza pretese poteva diventare un lavoro persino interessante. Ma chissà, forse allora avrei iniziato ad odiare i Five O'Clock Heroes e le loro magliette fashion, il loro sound un po' marpione, le loro piccole furbizie per raccogliere tre groupies in più dei Kaiser Chiefs. Invece, ormai, mi sono rassegnato a tenere questa band e questo disco in simpatia, a consigliarlo, ad ascoltarlo quando esce un sole più scanzonato del solito, a tenerlo nella mia collezione sapendo già che invecchierà presto, nella speranza che invecchi un po' al posto mio e che mi dia qualche briciola della sua sfrontata scioltezza.

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