Nel Filebo e nel Timeo, Platone esalta la bellezza della musica, elevata a massima espressione culturale, estasiante data la sua natura astratta e quasi divina, e, di conseguenza, Aristotele considerava l'arte, quindi la musica anche, come catartica, purificatrice e passionale.
Se si prendono in considerazione questi due postulati filosofici, l'analisi musicale di una qualsiasi opera che sia costruita su nota, viene molto più semplice e meno schematica.
Come diceva Platone, l'arte, quindi anche la musica, è “imitazione di imitazione”, “copia di copia”, ma preferisco attenermi ad Aristotele, che considera l'arte come “mimesi”, cioè, una sorta di idealizzazione della realtà, quasi un'imitazione migliorata di essa: l'arte ci dono il diletto, non il vero, ma solo il verosimile e questa idealizzazione ha un valore inestimabile.

E nella trionfalità e bellezza musicale trovo questo “Ernte Im Herbst", opera dei tedeschi Fjoergyn. Questa parola significa, nella cultura e mitologia islandese, “Terra”. E se l'arte è tesa a rendere più bello qualcosa, questo disco idealizza e rende armonioso il nostro pianeta Terra. Già dall'artwork estremamente delicato e candido si scoprono queste tematiche così lodevoli. Non inganni il genere musicale: black, black metal che col sound norvegese ha poco a che vedere, quasi nulla. Un black metal infarcito di massicci inserti orchestrali, con venature che sforano il folk e aperture sinfoniche che si avvicinano alla perfezione classica.

Ma, oltre che soffermarmi sulla perfezione del disco, in ogni suo dettagli, sottolineo il percorso tematico che pervade l'opera, in un turbinio di atmosfere sognanti e maestose che richiamano alla mente tematiche prese di peso dal periodo del Romanticismo tedesco, coltivando l'idea di arte come immediata adesione alla natura, ispirandosi probabilmente anche alla corrente dello “Sturm und Drang “. Questa dedizione all'arte della lode naturale si presenta come esplosione dei sensi nell'opener ”Monolog Der Natur”, che ricalca le atmosfere musicali Romantiche, esclusivamente orchestrale e strumentale, egregio preludio alla seconda “Vom Tod Der Träume”. Inutile elargire parole di lode alla commistione di vari generi che permea l'album: si passa con disarmante disinvoltura dalle atmosfere epiche alla aperture sinfoniche, accompagnate da versi in growl e cantati in pulito, che danno più maestosità al lavoro. Si nota anche una certa teatralità nel disco, date le parti vocali che sembrano recitate, è il caso di “Fjoergyn”, traccia bellissima ed eterogenea, in un climax crescente e atmosferico denso di aperture melodiche eccellenti. Folkloristica è “Der Tag Der Wolfe”, densa di cori e aperture sinfoniche per esplodere in classiche ritmiche black. Ma se energica e cupa è “Des Winters Schmach”, sicuramente dolce e pacata è “Wenn Stürme ruhen”, manifesto della capacità sinfonica della band: in uno sottofondo che pare idilliaco si ricamano scenari che richiamano alla mente i crepuscoli solari o atmosfere primaverili e delicate, dense di colori e di luccicanti elementi che rendono paradisiaca la natura. Ma si esce presto da questo Eden musicale, entrando nuovamente in un turbinio di cadute tra il Black furioso e la mastodontica orchestrazione che rende corposo il suono, come in “Abendwache” o “Veritas Dolet”. La melodia si spreca egregiamente, in un lavoro che rispecchia in sintesi la perfezione naturale, prima di far spazio ad una velata malinconia in “Ernte Im Herbst”, che alterna i momenti più cupi a momenti di nera luce e tristezza. Il disco si chiude con una sorpresa: “Requiem” è una marcia, trionfale, vittoriosa, quasi a decretare la vittoria naturale sulla razionalità umana, con la conclusione affidata all'”Inno alla Gioia” preso di peso dal genio musicale di Beethoven, neanche a farlo apposta, musicista Romantico.

I testi sono esclusivamente in tedesco, arricchito da arcaismi che richiamano alla mente il Romanticismo tedesco. Non ci troviamo di fronte al Black gelido e oscuro, ma le sue note sono calde, avvolgenti, armoniose e festanti, che richiamano alla mente dolci prati primaverili e lasciando da parte le atmosfere polari. Tra atmosfere idilliache ed oniriche, questo disco fa sognare, immaginare, riflettere, fa pregare e apprezzare. In turbinii di melodie dolci, persuasive e sensuali, mi trovo davanti ad un orgasmo musicale.  

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