Volete sapere qual'è uno dei dischi più sottovalutati della storia del rock? Secondo me è "Teenage Head" dei Flamin' Groovies.

Li ricordo ancora quei miei 18 anni di (pseudo)-ribellioni e tumulti interiori in cui cercavo molte delle mie risposte nella musica e in particolare nel rock. A quell'epoca il mio unico passatempo era frequentare i negozi di vinili meno commerciali e le fiere del disco della mia zona. Quella era la mia missione. Un giorno il signore del negozio di dischi, vedendomi lì come ogni settimana, si avvicinò a me e mi disse: "Vedo che ti piacciono molto gli Stones...ascolta questo gruppo e vedrai che non te ne pentirai!" E mi mostrò questo "Teenage Head". Osservai per un minuto la copertina e senza pensarci su due volte lo comprai. Ancora oggi, dopo quasi 20 anni, il disco resta tra i miei preferiti. 

Per chi sapesse poco di loro, i Flamin' Groovies si formarono a San Francisco nel 1965 e dopo aver cominciato a esibirsi nei locali della zona, arrivarono a pubblicare i primi due lavori, rispettivamente "Sneakers" e "Supersnazz" nel 1968 e 1969. Dischi senz'altro interessanti ma dallo stile ancora un po' acerbo e poco personale. Nel 1970, il gruppo virò verso un rock 'n' roll più ruvido, diretto e sanguigno e dette alla luce il bellissimo "Flamingo" dove spiccava uno dei capolavori assoluti del rock'n'roll degli anni '70, la stratosferica "Headin' for the Texas Border". L'anno dopo, il 1971, fu la volta di "Teenage Head", che per quanto non troppo conosciuto, lo si può annoverare senza dubbio tra i capisaldi del rock. 

Il disco si apre con la bellissima "High Flyin' Baby" che ti entra subito in testa per il suo riff distorto e la voce debosciata di Roy Loney, nonché per l'orecchiabilissimo refrain. Segue la ballata stoniana di "City Lights" malinconica e molto intensa, poi ancora del sano rock'n' roll con la velocissima "Have You Seen My Baby?"; poi, con la track 4, si arriva al capolavoro del disco: "Yesterday's Numbers", che rimane ad oggi uno dei miei manifesti del rock. Chiassosa, ritmata, e con prodezza finale: un assolo finale sguaiatamente urlato da Loney. Imperdibile. Il lato B si mantiene carino senza strafare ma segnalo ugualmente una perla, il lento finale di "Whiskey Woman", anche questo preso a prestito da Jagger e compagni, ma impastato del loro proprio stile e sound con abilità.

Pensate, all'epoca si vociferava addirittura che Mick Jagger dopo aver sentito questo disco sostenne che era superiore anche al loro "Sticky Fingers". E in tutta sincerità, ancora oggi non so quale sceglierei dovessi portarmene solo uno dei due nella mia isola deserta. Gli Stones e i Beatles furono del resto (e i Groovies non l'hanno mai negato) i due gruppi che più li ispirarono nel corso della loro carriera, eppure loro seppero sempre dare un proprio preciso sapore alle loro canzoni, fatto di splendide melodie sixties e seventies combinate però con una ritmica ben più potente di quella dei loro più famosi predecessori. Ancor oggi il duo basso/batteria dei Groovies resta a mio avviso tra i più poderosi e precisi dell'intera epoca d'oro dei seventies. Da non perdere.

 

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