Vorrei parlarvi di questo disco.
Però c'è già una stupenda recensione alla quale potrei aggiungere poco e alla quale vi rimando.
Però provo a metterci un pezzettino di cuore anche io.
Forse perché mentre scrivo lo sto ascoltando.
O perché ho bevuto un po' troppo.
O forse perché quando si parla di Flavio, è di questo che si parla.
Si parla di cuore.
E chi l'ha visto dal vivo, quest'omone curvo con la sua sola chitarra a difendersi e a lottare contro i feroci mulini nemici, sa di cosa sto parlando.
Uno che ha prodotto uno dei migliori dischi italiani di sempre ("Il tuffatore", CGD 1982), e non scherzo quando lo affermo e sono disposto a sfidarvi anche a duello (purché non sia all'alba), lasciando a voi la scelta dell'arma, se asserite il contrario.
Uno che ha prodotto uno dei migliori dischi italiani di sempre, dicevo, vittima di un oblio così disdicevole che, al confronto, il Piper, è un signore!
Tralasciando i gelati e ritornando alla musica, Flavio in questo suo ritorno, ormai datato 2007, ha dato il massimo. Testi potenti, di quelli che ad ogni ascolto scopri frasi nuove da idolatrare (Danno il "Vangelo"in bianco e nero in una sala parrocchiale di periferia). Arrangiamenti divini, una voce più che potente.
I pezzi sarebbero tutti da segnalare, ma mi limito a "Praga" e "Mi-Lang", scavateli sul tubo. Vale, ma vale, veramente la pena.
E se uno solo di voi si appassionerà, come lo sono io dal 1982, mi avrà reso felice.
Non che me lo dobbiate (Uh! Marò, che tempo infame, ma non vedevo l'ora di usarlo), però, vi sembrerà stupido, vi amerei per questo.Carico i commenti... con calma