Premessa n1. Questa è la mia prima recensione. Va bene con le critiche, ma non mi massacrate! Premessa n. 2. Siccome che io sono furbo, ho scelto un album che se lo hanno comprato in 200, sono tanti. Questo però non deve fermarvi, se siete almeno un cicinin curiosi.; cercate e troverete … e poi c’è sempre wiki. Premessa n.3 BASTA PREMESSE!

How Much Are You Willing to Forget esce ad agosto 2012, quindi ormai 10 anni fa, album di debutto ed unico ad oggi di un gruppo che si fregia del nome Flicker, termine quasi intraducibile, forse la traduzione più azzeccata è “bagliore, breve lampo”, ma ha a che fare oltre che con la luce in generale, anche con gli schermi dei computer, formato da 4 baldi giovanotti, ovviamente Inglesi, guidati da Ellis Mordecai. Però i giovanotti non sono molto baldi. Ellis è leggermente sovrappeso e l’impressione generale è che i trenta siano passati per tutti da un pezzo. A ben vedere, un debutto così tardo potrebbe essere anche una buona cosa: ed infatti.

L’album è nervoso, dinamico, ottimamente arrangiato ed egregiamente suonato. Si apre con un crescendo sincopato che introduce al primo vero brano: “Go”. I “ragazzi” hanno imparato le varie lezioni del passato: chitarra col riff acido al punto giusto, stacchi, voce pulita ma ben sfruttata, cori armonizzati e una scrittura complessiva raffinata, elaborata ma mai pomposa… insomma c’è tutto. Segue “Out There”, un po’ di piano, la voce diventa dolce, quasi un sussurro, “You don’t listen well, can explain how you feel?” ci chiede Ellis, che poi chiude gridando “I don’t need an answer”. Il brano cresce, scende poi risale fino al solo centrale e al ritornello che chiude il brano, dove Mordecai fa sfoggio di una uso eccelso della sua ugola, mentre indaga le idiosincrasie e l’incomunicabilità della nostra società (questo il tema ricorrente dell’album; sarebbe interessante leggere i testi, ma non si trovano). La seguente “My Empty Head” è a mio avviso il brano migliore: inizio acidissimo, poi una prima parte dimessa, accordi ben amalgamati, quasi jazz, che sfocia in un bridge con i consueti cori e controtempi, fino all’ostinato della seconda parte, una armonia che sembra semplice, un potente crescendo di violini, chitarre, xilofoni, e chi più ne ha più ne metta: è proprio vero che la voce a volte non serve.

“Counting time” apre con un doppio arpeggio di basso e chitarra, violini in sottofondo e poi il cantato in cui le voci delle diverse strofe sono quasi sovrapposte. Ritornello un po’ prevedibile, ma poi godibilissima la outro con arpeggio in cui il classico quattro quarti della batteria si mischia con tempi dispari affidati al resto della band. Segue “Everywhere Face” la classica hit da radio (giustamente), bella melodia ed anche un bel video di pupazzi animati, per chi riesce a trovarlo nella rete (ben prima della “Drive Home” di S. Wilson!). Da qui in poi a mio avviso l’ispirazione cala: “Falling Down” è un po’ già sentita, però il finale disperato ha il suo perchè, “Breathless” invece da modo all’anima chitarristica di emergere con una soave intro suonata su una Ovation (ma potrei sbagliarmi), quindi una delicata ballata acustica, che sfocia nel consueto riff acido e nella parte più rock del brano. “Is This Real Life” ultimo pezzo di solo voce e piano (e violini), chiude degnamente la cavalcata solitaria dei Flicker, che poi spariranno dalla circolazione. Chissà cosa avrebbero potuto fare dopo…

Che disco è Are You Willing…? Poco etichettabile, forse un amore neanche troppo nascosto per il progressive dei Genesis e degli Yes, però decisamente un disco del 2012, niente nostalgia, solo tanta voglia di fare musica per suscitare emozioni e, perché no, riflessioni.

Carico i commenti...  con calma