"Speed of Darkness" è l'ultima fatica del gruppo folk punk Flogging Molly, ormai arrivato alla sua piena maturità artistica. La varietà e complessità sonora sono i tratti distintivi di questi "irlandesi" di Los Angeles: violino, chitarra elettrica e acustica, banjo, basso e bouzouki sono sincronizzati come i meccanismi di un orologio.

Alle sfuriate chiassose da pogo ("Speed of Drakness") e alle pause malinconiche ("So Sail On") che già caratterizzavano gli album precendenti si aggiungono stavolta insospettabili slanci melodici che nobilitano il leader Dave King e la sua voce stridula da pirata reduce da abuso di rhum. I ritmi da marcetta e i rullii della batteria nelle strofe e i toni lirici dei ritornelli sottolineati dalle note del violino rappresentano ormai uno dei tratti distintivi della band.

"Revolution" è una delle tracce migliori dell'album, una scanzonata storia di lavoratori oppressi, ma indomiti, velocizzata da una batteria martellante e da sonorità genuinamente punk, mentre con "The Heart of The Sea" esce fuori l'anima più celtica della band. I due impulsi si fondono alla grande in "Saints & Sinners", dove un prepotente riff di violino elettrico entra prepotente sui giri tamburellanti di basso e banjo creando un'atmosfera da duelli western e corse in carovane. "Cradle of Humankind" costituisce un radicale cambio di registro, in cui la fanno da padrone le onde cullanti del piano e lo struggente accompagnamento della fisarmonica.

I Flogging Molly si confermano gli esponenti più forti, assieme ai Dropkick Murphys, di un genere lanciato 20 anni fa dai Pogues e nuovamente arrivato all'attenzione del pubblico negli ultimi dieci anni, e che continuano a interpretare in modo originale.

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