Quando coni tuoi amici in una di quelle tipiche serate al ristorante si finisce a parlare di musica, succede che tra le frasi che fuoriescono nei discorsi si affaccino prepotentemente le parole ”donna”, “voce”e “talento”, portando alla luce dai cantucci mnemonici personali sempre i soliti altisonanti nomi che la storia della musica, volenti o nolenti, hanno contribuito a crearla. Se poi a queste due parole si aggiunge un aggettivo, come “rossa” allora è automatico identificare l’oggetto momentaneo della conversazione come la grande Tori Amos.

Beh quella volta non è stato così. Perché quella sera l’argomento non fu Tori….fu Florence Welch. Un nome che al primo impatto non mi disse nulla, finchè una delle mie amiche mi canticchiò il ritornello di The “Dogs Day Are Over” nell’orecchio… ed lì che fu flash. I frammenti di memoria che avevo in testa si ricomposero, e mi apparve l’immagine degli Mtv Video Music Awards… Di una affascinante donna dai capelli rossi, dalla pelle bianchissima, e di una voce calda suadente e incredibilmente carismatica. Cazzo se sapevo chi era!!

E quando mi chiesero che ne pensassi non potei che basarmi solo su quell’esibizione meravigliosa, chiedendomi perché tutti i miei impegni precedenti mi avevano impedito di approfondire tutto quello che quella voce aveva fatto librare verso il cielo fino ad allora. Ed eccomi lì, il giorno dopo al negozio, con il cd di Florence in mano, e poco dopo con le cuffie nelle orecchie….

E ad accogliermi subito alle porte di "Lungs" vi è la canzone a cui devo il mio, anche se ritardato, impriting: “The Dogs Days Are Over”. Il ritmo è eccezionale, quel battito incessante che si insinua nella mia testa insieme a al suono dell’Ukulele e delle arpe mi trascina fuori dalla stanza… mi vedo festante in una radura a ballare battendo le mani coperto da ghirlande di fiori… non so cosa sia questa frenesia, ma mi trascina via e sono lieto di esserne vittima, perché come grida Florence, i giorni duri sono finiti, finiti!

Ma non è finito il gioco festoso a cui La Rossa mi ha concesso di presenziare, poiché il meccanismo si ripete con la successiva” Rabbit Heart (Raise it Up)”, che ha un’introduzione maggiormente onirica e sognante a cui vanno ad aggiungersi dei poderosi cori di sottofondo che fanno virare la linea autoriale quasi sul celtico, rendendomi pronto a ritrovarmi tra fate e folletti …e poi arriva il ritornello, ed è di nuovo festa, anche se come la sua voce ama gridarci “Chi è l’agnello e chi il coltello?”

E quando penso che il disco sia un continuo alternarsi di questi giochi, di atmosfere festanti QUASI made in Woodstock, ecco che La Rossa mi smentisce, tirando fuori una dopo l’altra piccole perle che si rifanno ognuna a stili diversi eppure complementari a quelli che mi aveva proposto un paio di note prima. "Lungs" infatti è una splendida commistione di generi che pur non inventando nulla, riesce nell’intento di essere fresco, appagante e lasciare spesso di stucco. Se infatti le prime due tracce, nonché l’ultima, la comunque notevolissima “You’ve Got Alone”, possono essere racchiuse tra le parentesi d’insieme che delimitano il regno pop, anche se d’autore e di fattura pregevolissima, le successive tracce che si susseguono lasciano da parte le atmosfere eteree e gioiose, dando spazio alla rabbia, all’insicurezza, alla tristezza e all’inquietudine. Se infatti è sicuramente la componente indie rock ad essere quasi predominante all’interno di questo lavoro, nonostante non emerga in maniera eccessiva, nascondendosi talvolta in sottofondo ai panorami sonori e musicali in cui a andiamo ad imbatterci, è impossibile non accorgersi di come si arricchisca man mano di rimandi al folk, al soul e addirittura al gospel, in passaggi musicali che se ascoltati con attensione rivelano una ricchezza compositiva assolutamemente magistrale. Notevole è infatti lo splendido blues introduttivo di “Girl With One”, dove l’interpretazione di Florence è assolutamente SENSAZIONALE, i disperati urli di “Drumming Songs” uniti a suoi cori gotici che ti avvolgono tra trame musicali di intensità emotiva difficilmente descrivibile a parole, il Rock collerico di “Kiss With a Fist”, il tappeto musicale rarefatto di “Cosmic Love” o il cupo incedere della meravigliosa “Blinding”.

A fare da collante la sua voce, questo meraviglio dono che Florence si è ritrovata tra i polmoni a cui giustamente dona un tributo dando il titolo all’album. Uno strumento caldo e avvolgente, ma che la giovane riesce a modulare in maniera incredibile, cadendo però alcune volte nella trappola delle somiglianze, rischiando di far risuonare echi di Kate Bush, Pj Harvey o della Amos in qualche fuggente attimo di questa meravigliosa produzione. E se di produzione vogliamo parlare, forse è qui che possiamo effettivamente notare l’unico vero difetto dell’album. "Lungs" è infatti a mio avviso fin troppo ipercurato. Una voce come quella di Florence è decisamente più organica, più viscerale, e questi arrangiamenti meravigliosi, forse tendono un po’ troppo a farle perdere un filo di carisma. Ma è davvero un’inezia se confrontato a tutti i meravigliosi pacchetti che questo disco ci pone sotto l’albero

 

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